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San Polo Matese, una visita


San Polo


San Polo Matese 744 metri, 477 abitanti. Un grumo di casette abbarbicato ad una montagna (e scusate se è la descrizione del 90% dei paesi italiani!). Poche ragioni per andarci considerando pure i tornanti (anche volendo considerare una ragione valida l'immancabile sagra, della zampogna nel caso specifico).

Ma la curiosità è una brutta bestia e alla fine ci vai comunque in un caldo pomeriggio estivo, magari senza aspettarti molto. Una volta arrivato almeno ti godi il venticello fresco, seduto nella piazzetta da poco risistemata con cura e lucidata come un salotto e lì, sulla panchina di pietra bianca e porosa, inizi a parlare con il Signor Nicola: 86 anni e una protesi all'anca e non sentire né gli uni né l’altra.

Ti racconta tutto di lui, del paese e dei paesani e alla faccia della protesi e degli anni ti si arrampica per scale e per vicoli a farti da guida per le tre chiese, la torre medievale e i belvedere con viste mozzafiato.

E con lui conosci i portatori della statua del santo (per l'imprescindibile processione a chiusura dell'immancabile sagra di cui sopra) e conosci Gianluca, che chiama per farti aprire il museo paleontologico municipale. Mica si scherza: Monte San Polo è una antica barriera corallina della Tetide ed ogni pietra svela un tesoro di fossili. Così uno pensa di andare al fresco dalla montagna e invece, a tradimento, viene tuffato in un mare tropicale scomparso da milioni di anni.

Alla fine, torni in piazza e ti riposi al fresco della fontana, circondato da bambini che scorrazzano felici in bicicletta disturbati solo dalle madri apprensive.

Ti senti subito a casa e quasi sogni di ristrutturare una di quelle casette aggrappate al costone, ma poi il Signor Nicola ti ricorda di quanta neve scende d'inverno (fino a qui, ti fa il gesto indicando) e sospiri e ti accorgi che il pomeriggio incantato sta finendo.

Riparti e saluti tutti. Nicola e ti afferra la mano sorride e si raccomanda di esser prudente per i tornanti, di andar piano.

Riattraversi lo specchio e con rimpianto lasci un piccolo angolo di meraviglie, se non una terra intera.

Succede nei pomeriggi estivi, in Molise, succede anche questo.


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