Come dicevo nella mia ultima recensione finito il libro di Barbero avevo bisogno di qualcosa di più leggero. Tra i vari romanzi che ho letto in questo periodo mi soffermo su Through Darkest Europe che è l’ultimo libro di Harry Turtledove.
Turtledove è ritenuto il maestro dell’Ucronia, ovvero quel genere di libri che basa la sua trama su una storia “alternativa”, in cui gli avvenimenti storici sono andati in maniera diversa rispetto al mondo reale: Napoleone ha vinto a Waterloo, o forse gli imperi centrali hanno vinto la prima guerra mondiale (e su questo non posso non citare consigliarvi il bellissimo e italianissimo Contropassatoprossimo di Guido Morselli), l’esempio più famoso è forse The man in high castle di Dick, da cui Amazon Prime ha tratto una discreta serie televisiva che sta avendo grande successo.
Turtledove è un creatore seriale di ucronie (ne scrive anche troppe, a volte a scapito della qualità), di tutti i tipi e per tutte le fantasie.
Il gioco di Turtledove per questo libro è semplice e spiazzante, ribalta i ruoli a cui la cronaca ci ha abituato negli ultimi anni: L’Europa è una terra addietrata ed oscurantista, bloccata da un fanatismo religioso che fomenta violenza e terrorismo, il medio oriente invece è la parte avanzata, laica e moderna del mondo.
Il punto di divergenza lo piazza in pieno medioevo in maniera piuttosto ingegnosa, con due piccoli cambiamenti: Nel mondo islamico Al-Ghazali non prende una posizione anti razionalista e di condanna della filosofia greca, non bloccando così il pensiero e la scienza nel mondo mussulmano, mentre in occidente Tommaso d’Aquino, fa esattamente il contrario sostenendo che la conoscenza non può essere costruita sulla ragione umana e sulla percezione dai sensi, ma solo abbandonandosi alla fede divina.
Il romanzo è ambientato ai nostri giorni sulle vicende di due funzionari dei servizi di sicurezza del moderno, liberale e cosmopolita Maghreb che sono spediti in Italia ad aiutare il “moderato” governo granducale italiano e soprattutto a fare il possibile per migliorare la sicurezza di un Papa minacciato dalle frange più estremiste dello stesso Cristianesimo.
La loro è una storia già vista, la vediamo tutti i giorni nei reportage da qualche polverosa città del medio oriente, ma questa volta le autobomba e gli attentatori suicidi esplodono nel centro di Roma al grido di Deus Vult.
I protagonisti seguono le truppe governative nella riconquista della periferia non di Raqqa o di Mossul, ma di Milano, combattendo contro foreign fighters “Aquinisti” scesi dalla Germania per poter combattere e morire in nome della loro fede.
Il libro è in se stesso piacevole, i protagonisti sono ben delineati e disegnati (cosa che non sempre riesce bene a Turtledove) e la storia scorre con la giusta suspence.
L’autore non prova dare lezioni o darci un messaggio, racconta la sua storia, semplicemente, ma leggendolo non ci si può fare a meno di domandare se sarebbe bastato davvero così poco.
Da leggere se vi piace l’Ucronia.
Turtledove è ritenuto il maestro dell’Ucronia, ovvero quel genere di libri che basa la sua trama su una storia “alternativa”, in cui gli avvenimenti storici sono andati in maniera diversa rispetto al mondo reale: Napoleone ha vinto a Waterloo, o forse gli imperi centrali hanno vinto la prima guerra mondiale (e su questo non posso non citare consigliarvi il bellissimo e italianissimo Contropassatoprossimo di Guido Morselli), l’esempio più famoso è forse The man in high castle di Dick, da cui Amazon Prime ha tratto una discreta serie televisiva che sta avendo grande successo.
Turtledove è un creatore seriale di ucronie (ne scrive anche troppe, a volte a scapito della qualità), di tutti i tipi e per tutte le fantasie.
Il gioco di Turtledove per questo libro è semplice e spiazzante, ribalta i ruoli a cui la cronaca ci ha abituato negli ultimi anni: L’Europa è una terra addietrata ed oscurantista, bloccata da un fanatismo religioso che fomenta violenza e terrorismo, il medio oriente invece è la parte avanzata, laica e moderna del mondo.
Il punto di divergenza lo piazza in pieno medioevo in maniera piuttosto ingegnosa, con due piccoli cambiamenti: Nel mondo islamico Al-Ghazali non prende una posizione anti razionalista e di condanna della filosofia greca, non bloccando così il pensiero e la scienza nel mondo mussulmano, mentre in occidente Tommaso d’Aquino, fa esattamente il contrario sostenendo che la conoscenza non può essere costruita sulla ragione umana e sulla percezione dai sensi, ma solo abbandonandosi alla fede divina.
Il romanzo è ambientato ai nostri giorni sulle vicende di due funzionari dei servizi di sicurezza del moderno, liberale e cosmopolita Maghreb che sono spediti in Italia ad aiutare il “moderato” governo granducale italiano e soprattutto a fare il possibile per migliorare la sicurezza di un Papa minacciato dalle frange più estremiste dello stesso Cristianesimo.
La loro è una storia già vista, la vediamo tutti i giorni nei reportage da qualche polverosa città del medio oriente, ma questa volta le autobomba e gli attentatori suicidi esplodono nel centro di Roma al grido di Deus Vult.
I protagonisti seguono le truppe governative nella riconquista della periferia non di Raqqa o di Mossul, ma di Milano, combattendo contro foreign fighters “Aquinisti” scesi dalla Germania per poter combattere e morire in nome della loro fede.
Il libro è in se stesso piacevole, i protagonisti sono ben delineati e disegnati (cosa che non sempre riesce bene a Turtledove) e la storia scorre con la giusta suspence.
L’autore non prova dare lezioni o darci un messaggio, racconta la sua storia, semplicemente, ma leggendolo non ci si può fare a meno di domandare se sarebbe bastato davvero così poco.
Da leggere se vi piace l’Ucronia.
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