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Visualizzazione dei post da 2021

Anna and the Apocalypse

 Una buona regola di prudenza che applico è quella di evitare alcuni generi cinematografici. Ad esempio, io di solito evito i film di Natale, i teen movie, i musical e i film di zombie. Si tratta di una semplificazione tramite stereotipi ovviamente, utile per risparmiare tempo ed energie, ma come tutte le semplificazioni può essere sbagliata. Per esempio, Anna and the Apocalypse è un gran bel filmetto malgrado sia appunto un teen movie natalizio in forma di musical che parla di una invasione di zombie. Si esatto, tutto insieme: un musical natalizio con adolescenti che massacrano zombie cantando canzoncine coreografate. Un misto tra West Side Story e Buffy. Film indipendente scozzese del 2018, molto apprezzato dalla critica per il suo coraggio e con un buon punteggio su Rotten Tomatoes, è decisamente un mix improbabile, ma ben riuscito. Attori giovani, ma bravi, trama snella e divertente. Non vi dovete certo aspettare una grande introspezione psicologica. I personaggi sono abbastanza st

Afghan Girl

Afghan girl, la ragazza afgana. Sicuramente conoscete questa foto, chi non la conosce? È forse la foto più iconica e famosa tra le tante foto iconiche e famose scattate dal, a sua volta famosissimo, fotografo freelance Steve McCurry.  Forse, avrete anche recentemente letto in un qualche trafiletto che dopo il ritorno dei talebani a Kabul le è stato concesso asilo in Italia. Il suo nome è Sharbat Gula. Se vi interessa saperlo. Quando la foto venne scattata, nel 1984, aveva 12 anni, Steve McCurry l’aveva notata in una tenda, un’improvvisata aula scolastica, nel campo profughi di Nasir Bagh, in Pakistan. Scattò varie foto a lei e alle sue compagne classe e riprese la sua strada. Non prese nota neppure del nome di quella piccola profuga, tra le migliaia che aveva incontrato in quei giorni. Fu nel 1985, che la sua foto venne selezionata per la copertina di National Geographic. L’espressione del viso, quegli occhi che sembrano scavare nel profondo del cuore di chi la guarda, la perfetta cont

Tomiris, the movie

  Here the Italian version This weekend   I watched,   Tomiris,   Warrior Princess a historical Kazakh movie! Well, yes, even the Kazakhs are filming historical movies and, perhaps it will surprise you, it’s a fine movie. The film deals with the story of Tomiris the queen of the Messagete a nomadic people who dominated the steppes of present-day Kazakhstan in the distant sixth century BC. I will not talk about fidelity to the "real" facts, the film is freely inspired by the Stories of Herodotus that are famous because they were themselves very freely inspired to reality ... so maybe there is something true at the bottom, but difficult to say. Surely, it would be possible to contest a lot of details and an expert would probably confirm my suspicion, that the composite arches that appear in the movie are of a much later type, but let's leave it alone and for this time and let's enjoy the story, at least, and it is already a lot, you do not see stirrups in the sh

Tomiris, La Principessa Guerriera

  Qui la versione inglese Questo weekend mi sono visto, Tomiris Principessa Guerriera un colossal storico kazako! Ebbene, sì anche i kazaki filmano colossal e, forse vi sorprende persino di più, hanno tirato fuori un film niente male. Il film tratta la storia, appunto, di Tomiris la regina dei Messagete un popolo nomade che dominava le steppe dell’attuale Kazakistan nel lontano VI secolo avanti Cristo. Non vi starò a parlare di fedeltà o meno ai fatti “reali”, lasciamo stare, il film è liberamente ispirato alle Storie di Erodoto che lo sappiamo si ispirava lui stesso molto liberamente ai racconti che raccoglieva… percui forse c’è qualcosa di vero sul fondo, ma non è detto. Volendo sicuro si potrebbero contestare chissà quanti particolari e un esperto mi confermerebbe il sospetto che gli archi compositi che appaiono sono di una tipologia molto più tarda, ma lasciamo stare e per questa volta e godiamocela la storia, se non altro, ed è già molto, non si vedono staffe nelle riprese

The King (il Re) 2019

Mi sono appena finito di vedere The King (Il Re) film del 2019 dell’Australiano David Michôd, che con quello che, per luogo comune, viene comunemente definito un cast stellare (Timothée Chalamet, Robert Pattinson, Sean Harris) affronta l’impresa di riportare sul grande schermo le vicende di Enrico V di Inghilterra. Da quando un certo William Shakespeare, approfittando della vita reale di un grande sovrano, usò il suo genio per mettere in versi l’eterno topos della maturazione del ragazzo che rifiuta le responsabilità e che è costretto dalle circostanze ad accettarle maturando in uomo adulto per diventare infine un eroe, molti hanno provato a seguire le sue orme. Ci provò Laurence Olivier nel 1944, Kenneth Branagh ci si cimentò nel 1989, marchiandosi a fuoco nella mia gioventù:  We few, we happy few, we band of brothers; For he to-day that sheds his blood with me Shall be my brother; be he ne'er so vile, Nel 2019 ci ha provato anche Netflix. Il risultato non è malvagio, anzi. Chalam

Fondazione la serie TV

  Ieri sera ho finito di vedere le prime due puntate della serie che Apple TV sta dedicando a Fondazione di Isaac Asimov. Inevitabile per me scriverne: le opere di Asimov sono state le fondamenta della mia adolescenza. Penso di aver letto tutto quello che Asimov ha scritto di SF e quasi tutti i gialli e le opere di divulgazione scientifica. Ero instancabile e tuttora la sua opera omnia è sopravvissuta alla furia iconoclasta che ha spazzato casa negli ultimi anni e mantiene un posto di onore in libreria, ricordo di tempi più semplici e felici in cui arredare casa significava avere abbastanza scaffali per la biblioteca. Nota al lettore: parto dal presupposto che la storia e i protagonisti siano già più o meno conosciuti e non staro quindi ad essere specifico nelle spiegazioni. Ci sono possibili spoiler, ma ovviamente se avete letto i libri conoscete la storia. Per prima cosa dobbiamo capire di cosa parliamo: l’opera asimoviana è costituita da vari cicli che però sostanzialmente si integr

Organizational Procedure no. 965, Tender. Version 3. Una recensione letteraria

 Alcuni giorni fa, dietro consiglio e invito di tanti amici e colleghi, ho preso in mano un piccolo capolavoro, piccolo perché si tratta in realtà di poco più di quaranta agili paginette, una interessante opera sperimentale dall’intrigante titolo di “Organizational Procedure no. 965, Tender. Version 3”. Mi sono concesso il lusso un po’ snob di leggerlo in originale in lingua inglese senza aspettare la sua pubblicazione in italiano (sono già previste anche le traduzioni in spagnolo, rumeno, russo e portoghese, che gli daranno quella visibilità globale che l’opera merita). Prima di parlare dei meriti letterari dell’opera in sé stessa è necessario spendere due parole sulla sua origine. Come si intuisce dal titolo stesso questa è la terza versione pubblicata, si tratta infatti di un lavoro che nella sua concezione originale è destinato a non essere mai completo e definitivo, ma perennemente in fieri, un viaggio intellettuale ininterrotto, un processo fluido e cangiante più che una “cosa” f

Altri gatti famosi

  Un paio di mesi fa scrissi un breve articolo su Unsinkable Sam il gatto della Bismarck ( qui ) e ho ricevuto parecchie richieste di informazione su altri gatti “navali”. Visto che oggi 24 maggio cade l’anniversario proprio del drammatico scontro tra la Bismarck e la HMS Hood e la HMS Price of Wales penso di far cosa gradita aggiungendo qualche riga sui gatti di bordo queste ultime due navi. Iniziamo da Blackie il gatto di bordo della Prince of Wales che sopravvisse allo scontro con la Bismarck, accanto alla più sfortunata Hood, ma che poi l’anno successivo venne affondata dai siluranti giapponesi nel Mar della Cina, nel dicembre 1941. Voglio rassicurare tutti Blackie si salvò dall’affondamento e trovò rifugio con i marinai sopravvissuti a Singapore. Purtroppo, però, a febbraio dell’anno successivo la stessa Singapore cadde in mano giapponese, nella confusione dell’evacuazione del personale navale, Blackie che si allontanava abitualmente dagli acquartieramenti non venne ritrovato e

Asa Batimont di Accara

  Chi non conosce Asa Batimont di Accara? La Santa, la madre di Tarimannel il primo Autarca, la concubina di Marajael il conquistatore. Se siete originari dell’Efalia è di sicuro una figura familiare fin dall’infanzia. Nella camera da letto di vostra nonna c’era di certo una sua icona. Poteva rappresentarla come una bellissima giovane vergine dai lunghi capelli color della fiamma, o come una monaca di mezz’età il capo rasato e la tunica di lana grezza, oppure poteva essere una rappresentazione più o meno cruenta del suo martirio, ma comunque era lì accanto al lettone in metallo. Di lei avete sicuramente letto qualche romanzo che la vede protagonista, o visto qualche film o telefilm ispirato alla sua vita. In qualunque caso, anche se aveste tentato di evitarla non ci sareste riusciti: durante gli anni scolastici vi avranno portato in gita a visitare il suo Mausoleo ad Antrah, e poi avrete passato lunghe giornate a studiare “Le quattro vite di Asa Batimont di Accara” del Mauri ȥ i,

1938 La distruzione di Parigi

 Negli anni ’80 la Frassinelli tentò di lanciare una collana di libri di Ucronia, si intitolava “Il Naso di Cleopatra”. Non andò oltre i primi due volumi, ma ci ha lasciato un piccolo capolavoro, il libro di cui voglio parlare oggi: “1938, la distruzione di Parigi” di Paul Menard. È un volumetto snello, di poco più di 100 pagine, con la copertina rigida. Il Paul Menard indicato come autore non è certo il pilota di auto da corsa, ma l’introduzione lascia intendere sia uno pseudonimo dietro cui si nasconde uno storico. Il libro è scritto non in forma di romanzo, ma direttamente come uno scorrevole libro di storia dedicato alla divulgazione. Il linguaggio è curato e molto elegante, e con una ben dosata punta di ironia, il libro è arricchito da una serie di finte tavole d’epoca tratte dalla Tribune du Dimanche che accompagnano la narrazione. Chicca conclusiva la ucronica bibliografia finale, doverosa in un saggio di storia, libri che non esisteranno mai e che adorerei poter leggere. Il pun

Le Bureau e Deutchland 83

  Approfittando del fatto che un caso di spionaggio è salito alla ribalta nazionale ho letto in giro parecchie recensioni sui film o sui romanzi di spionaggio, ma non ne ho trovata nessuna sulle serie TV e oggi vediamo di rimediare con queste righe. Sarò breve, tanto sono poche quelle, che a mio parere meritano di essere viste, in particolare voglio indicarne due, entrambe europee. La prima è Deutchland 83, una miniserie tedesca del 2005. Racconta infiltrazione di una talpa della HVA (i servizi della Germania Democratica) nell'esercito della Repubblica Federale e nel comando NATO, sullo sfondo dell'esercitazione Able Archer, un fatto storico poco conosciuto al grande pubblico, ma che è stato uno dei momenti in cu siamo stati più vicini a scatenare una vera guerra nucleare. Serie ben fatta, con un protagonista che suscita la giusta empatia, non essendo un superuomo indistruttibile e pronto a tutto, ma un essere umano, un ragazzo in realtà, normale e fallibile che tenta di fare i