Oggi non vi voglio parlare di direttamente di un libro, ma di un gatto di cui si parla in un libro.
Il gatto si chiamava Tibbles ed era il gatto di David Lyall il guardiano del faro dell’Isola di Stephens nello stretto di Cook tra le due isole che formano la Nuova Zelanda.
Tibbles è passato alla storia per il non invidiabile primato di essere riuscito da solo a portare all’estinzione una specie: lo Scricciolo di Stephens Island (Traversia Lyalli, o secondo altre fonti Xenicus Lyalli), un piccolo uccello incapace di volare.
Lo scricciolo di Stephens Island è stato osservato in vita solo in due occasioni dallo stesso David Lyall: piccolo, velocissimo corridore, insettivoro. A parte queste scarne osservazione di lui rimangono 16 esemplari impagliati.
Sono per la maggior quelli che l’orgoglioso Tibbles riportò ancora caldi al suo compagno umano che li conservò e li spedì a vari naturalisti.
Null’altro.
Questa storia è una leggenda, ovviamente. Sembra che il buon Tibbles non fosse l’unico gatto presente sull’isola e per cui probabilmente non deve portare da solo la colpa di aver distrutto una intera specie vivente, ma soprattutto si è scoperto che in verità l’isola di Stephens era solo l’ultimo rifugio dello Scricciolo di Stephens Island. Una volta era diffuso in entrambe le isole della Nuova Zelanda, ma i topi portati dai Maori lo avevano già scacciato dal 99% del suo areale originario. Erano già praticamente estinti.
Tutto ciò se possibile rende la storia anche più malinconica.
In fin dei conti “A gap in nature – Discovering the world’ìs extinct animals” di Tim Flannery e Peter Schouten, è un libro malinconico: storie e disegni talmente struggenti da spezzare il cuore al pensiero di quanto abbiamo già distrutto.
È solo un piccolo spaccato: sono 103 animali che si sono estinti negli ultimi 5 secoli.
Piccole schede di animali enormi come la Ritina di Steller o minuscoli come il ratto di McLear, iconici come la colomba migratrice o ignoti ai più come il Lagarto.
Un libro non da leggere, ma da tenere sul tavolo per sfogliarlo sbocconcellandolo senza fretta.
Qui sotto trovate la copertina del libro e lo scricciolo di Stephens Island disegnato da Schouten, in un meraviglioso stile ‘ottocencesco.
Il gatto si chiamava Tibbles ed era il gatto di David Lyall il guardiano del faro dell’Isola di Stephens nello stretto di Cook tra le due isole che formano la Nuova Zelanda.
Tibbles è passato alla storia per il non invidiabile primato di essere riuscito da solo a portare all’estinzione una specie: lo Scricciolo di Stephens Island (Traversia Lyalli, o secondo altre fonti Xenicus Lyalli), un piccolo uccello incapace di volare.
Lo scricciolo di Stephens Island è stato osservato in vita solo in due occasioni dallo stesso David Lyall: piccolo, velocissimo corridore, insettivoro. A parte queste scarne osservazione di lui rimangono 16 esemplari impagliati.
Sono per la maggior quelli che l’orgoglioso Tibbles riportò ancora caldi al suo compagno umano che li conservò e li spedì a vari naturalisti.
Null’altro.
Questa storia è una leggenda, ovviamente. Sembra che il buon Tibbles non fosse l’unico gatto presente sull’isola e per cui probabilmente non deve portare da solo la colpa di aver distrutto una intera specie vivente, ma soprattutto si è scoperto che in verità l’isola di Stephens era solo l’ultimo rifugio dello Scricciolo di Stephens Island. Una volta era diffuso in entrambe le isole della Nuova Zelanda, ma i topi portati dai Maori lo avevano già scacciato dal 99% del suo areale originario. Erano già praticamente estinti.
Tutto ciò se possibile rende la storia anche più malinconica.
In fin dei conti “A gap in nature – Discovering the world’ìs extinct animals” di Tim Flannery e Peter Schouten, è un libro malinconico: storie e disegni talmente struggenti da spezzare il cuore al pensiero di quanto abbiamo già distrutto.
È solo un piccolo spaccato: sono 103 animali che si sono estinti negli ultimi 5 secoli.
Piccole schede di animali enormi come la Ritina di Steller o minuscoli come il ratto di McLear, iconici come la colomba migratrice o ignoti ai più come il Lagarto.
Un libro non da leggere, ma da tenere sul tavolo per sfogliarlo sbocconcellandolo senza fretta.
Qui sotto trovate la copertina del libro e lo scricciolo di Stephens Island disegnato da Schouten, in un meraviglioso stile ‘ottocencesco.
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