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Visualizzazione dei post da marzo, 2020

El Ministerio del Tiempo

Carissimi compagni viaggiatori, la settimana scorsa ho scoperto una serie televisiva che non conoscevo: El Ministerio del Tiempo. Che come potete intuire parla proprio di viaggio nel tempo: Il governo spagnolo possiede il segreto del viaggio nel tempo dai tempi dei Re Cattolicissimi e ha una organizzazione per difendere la storia e preservarla. (l'idea è simile a quella che c'e' dietro i romanzi di Fabriani, ma sviluppata diversamente) La serie è molto piacevole, sia per le varie epoche storiche e i personaggi storici che ti fa incontrare, sia perché si empatizza bene con i protagonisti: tre agenti di una pattuglia temporale, Julian un paramedico del XXI secolo, Amelia la prima laureata donna all'Università di Barcellona nel XIX secolo e Alonso un eroe dei Tercios des Fiandras ai tempi di Filippo II. Ci sono tre serie, di cui l'ultima coprodotta con Netflix e quindi con molti più soldi (e si vede!) La serie si trova facilmente in spagnolo coi sottotito

You

Oggi voglio parlare di Tu (Orig. You) di Caroline Kepnes. Sarà una recensione sui generis, in quanto non parlerò solo del libro, ma in parallelo, anche la Serie Televisiva che Netflix ne ha tratto, e il dibattito che ha suscitato. Non è blasfemia. Siamo nel XXI secolo, non possiamo negare la dignità artistica al mezzo televisivo e dobbiamo renderci conto che molte opere ormai vengono pensate in un’ottica multimediale e come tali vanno necessariamente affrontate. Questo è vero da decenni in ambito giapponese (è tipico avere la stessa opera in forma di Romanzo, di Manga, di Anime televisivo e, perché no, video gioco. Gundam per fare un esempio) e sta infine arrivando in Occidente (Ad esempio the Witcher, romanzo, video gioco, serie televisiva, film, e fumetto). You è un ottimo esempio di come si possa fare la stessa cosa su letteratura… meno di svago, diciamo così, per non usare termini più impegnativi, in cui la Serie Televisiva non è una “Riduzione” (come si diceva un tempo)

Uruk. La prima città - Mario Liverani

Ho appena finito di leggere “Uruk. La prima città” di Mario Liverani. Lui è uno dei più importanti storici delle religioni e del Vicino Oriente che abbiamo in Italia. Di suo avevo affrontato “Oltre la Bibbia”, altro libro interessantissimo sulla storia di Israele antico e che porta in italiano, quella che è ormai la tesi comune della storiografia biblica straniera, ovvero che l’antico testamento anche nelle sue parti “storiche” è principalmente leggendario, una costruzione mitica per nobilitare la nascita di un popolo, ma con pochi contatti con la realtà. In “Uruk” Liverani affronta invece niente meno che la nascita della civiltà urbana di cui è il primo esempio e soprattutto il primo esempio che è possibile studiare non solo tramite le risultanze archeologiche, ma anche tramite i suoi propri documenti scritti (in una versioni arcaica di quello che diventerà il cuneiforme, e forse vi stupirà scoprire che la scrittura è servita in primo luogo, non per poemi epici, o celebrazioni

Santa Pulcheria e Santa Eudocia.

English version Here Oggi per quanto possa risultare strano, per chi mi conosce, voglio parlare di due Sante. Santa Pulcheria e Santa Eudocia. Nomi particolari vero? Che sanno di antico. Ed è così. Sono due sante ben poco conosciute dal grande pubblico, eppure, forse vi meraviglierà, sono due sante che sono state fondamentali per lo sviluppo del cristianesimo. Senza di loro probabilmente la religione cristiana sarebbe molto diversa, senza di loro probabilmente la storia del mondo sarebbe stata molto differente. E non sarà l’unica cosa a meravigliarvi di questa storia. Non scherzo. Prima di andare avanti, però, facciamo quello che andrebbe sempre fatto e permettetemi di elencare le fonti su cui baserò questi paragrafi: La fonti principali sono due piacevolissimi libri di John Philip Jenkins: “Jesus Wars: How Four Patriarchs, Three Queens, and Two Emperors Decided What Christians Would Believe for the Next 1,500 Years” e “The Lost History of Christianity: The Thousand-

L’inevitabile succedersi degli eventi. Un racconto

L’inevitabile succedersi degli eventi.     Come finisce la storia di Barid e Yaranno, la storia che sto per raccontarvi, è risaputo: “Al suo ritorno a corte, la Regina non accolse il Primo Giudice, suo fratello, con i sorrisi e gli abbracci riservati a un condottiero vittorioso, ma con freddezza e silenzio e per giorni non gli concesse di vedere il suo volto.” Così finisce nella sua versione più famosa, certo le parole sono diverse a seconda di chi la racconta, la canta o la recita, ma la fine è sempre questa, il problema è come farla cominciare, questa storia, questo è più complicato. Potremmo iniziare a narrarla partendo tre mesi prima, quando il Granduca di Nevrel decise di rompere gli indugi e, alla morte dell’ultimo figlio dell’Autocrate suo cugino (una morte non naturale e alquanto violenta), proclamò i suoi legittimi diritti sul trono e chiamò a raccolta i suoi vassalli e i suoi alleati per deporre Ranja, l’infame usurpatrice: “Quella puttanella, figlia di una gran