Mi sono letto Sapiens "Da animali a dèi. Breve storia dell’umanità" di Yuval Noah Harari, come si poteva evitare?
Non c’è recensione che non lo incensi, non c’è articolo di terza pagina che non lo consideri un libro illuminante se non necessario. Obama lo consiglia, Zuckerberg lo cita, Riddley Scott, si dice, vuole farne un film (non capisco come). Così l’ho letto: sembra corto, le pagine vanno giù vekoci, scritto in maniera snella e piacevole. Si può leggere, e vi dico leggetelo non vi farà male.
Harari, uno storico israeliano, sorvola a volo planato 70.000 (sette, zero, zero, zero, zero) anni di storia umana e ce la spiega. Fa un buon lavoro, a mio modestissimo parere, ha una visione organica e sempre fondata sui fatti, in dei punti specifici non mi trova d’accordo, ma vabbè, questo conta poco, in altri mi ha colpito nel profondo (ad esempio la sua interpretazione del problema del Libero Arbitrio)
Senza lasciarsi distrarre da fatti secondari è in grado di illustrare una traiettoria che sembra chiara e che ci permette di fare ipotesi sensate sul futuro.
Leggetelo è un libro da cui si può imparare. È un ottimo bignami.
E sì, al di là delle recensione esaltate, Harari scrive un bignamino (800 pagine che riassumono enciclopedie).
Riassume e, concediamolo, rielabora efficacemente, una serie di libri e autori fondamentali, per citarne quelli di cui ho riconosciuto chiaramente l’influenza: Toffler (The third wave), Pinker (The Better Angels of Our Nature e The Blank Slate: The Modern Denial of Human Nature), Dawkins (The Selfish Gene e Climbing Mount Improbable), Riddley (The Origins of Virtue: Human Instincts and the Evolution of Cooperation), Diamond (Guns, Germs, and Steel e Collapse). Riassume, rielabora, ma dice ben poco di nuovo.
Ma va bene cosi, volendo: ottocento pagine si leggono più facilmente di quante? Tre, quattromila?
Ma se avete tempo, e forza, leggetevi gli originali e magari aggiungeteci un paio di autori che Harari sembra dimenticare (come Acemoglu o Lieberman ad esempio), e solo alla fine concedetevi Harari che ha l’abilità eccezionale di consolidare gli spunti di tutti questi autori in una visione unica e coerente.
Sarà una cavalcata interessante vi assicuro
Non c’è recensione che non lo incensi, non c’è articolo di terza pagina che non lo consideri un libro illuminante se non necessario. Obama lo consiglia, Zuckerberg lo cita, Riddley Scott, si dice, vuole farne un film (non capisco come). Così l’ho letto: sembra corto, le pagine vanno giù vekoci, scritto in maniera snella e piacevole. Si può leggere, e vi dico leggetelo non vi farà male.
Harari, uno storico israeliano, sorvola a volo planato 70.000 (sette, zero, zero, zero, zero) anni di storia umana e ce la spiega. Fa un buon lavoro, a mio modestissimo parere, ha una visione organica e sempre fondata sui fatti, in dei punti specifici non mi trova d’accordo, ma vabbè, questo conta poco, in altri mi ha colpito nel profondo (ad esempio la sua interpretazione del problema del Libero Arbitrio)
Senza lasciarsi distrarre da fatti secondari è in grado di illustrare una traiettoria che sembra chiara e che ci permette di fare ipotesi sensate sul futuro.
Leggetelo è un libro da cui si può imparare. È un ottimo bignami.
E sì, al di là delle recensione esaltate, Harari scrive un bignamino (800 pagine che riassumono enciclopedie).
Riassume e, concediamolo, rielabora efficacemente, una serie di libri e autori fondamentali, per citarne quelli di cui ho riconosciuto chiaramente l’influenza: Toffler (The third wave), Pinker (The Better Angels of Our Nature e The Blank Slate: The Modern Denial of Human Nature), Dawkins (The Selfish Gene e Climbing Mount Improbable), Riddley (The Origins of Virtue: Human Instincts and the Evolution of Cooperation), Diamond (Guns, Germs, and Steel e Collapse). Riassume, rielabora, ma dice ben poco di nuovo.
Ma va bene cosi, volendo: ottocento pagine si leggono più facilmente di quante? Tre, quattromila?
Ma se avete tempo, e forza, leggetevi gli originali e magari aggiungeteci un paio di autori che Harari sembra dimenticare (come Acemoglu o Lieberman ad esempio), e solo alla fine concedetevi Harari che ha l’abilità eccezionale di consolidare gli spunti di tutti questi autori in una visione unica e coerente.
Sarà una cavalcata interessante vi assicuro
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