Oggi voglio parlare di Tu (Orig. You) di Caroline Kepnes.
Sarà una recensione sui generis, in quanto non parlerò solo del
libro, ma in parallelo, anche la Serie Televisiva che Netflix ne ha tratto, e
il dibattito che ha suscitato.
Non è blasfemia. Siamo nel XXI secolo, non possiamo negare
la dignità artistica al mezzo televisivo e dobbiamo renderci conto che molte
opere ormai vengono pensate in un’ottica multimediale e come tali vanno
necessariamente affrontate.
Questo è vero da decenni in ambito giapponese (è tipico
avere la stessa opera in forma di Romanzo, di Manga, di Anime televisivo e,
perché no, video gioco. Gundam per fare un esempio) e sta infine arrivando in
Occidente (Ad esempio the Witcher, romanzo, video gioco, serie televisiva,
film, e fumetto).
You è un ottimo esempio di come si possa fare la stessa cosa
su letteratura… meno di svago, diciamo così, per non usare termini più
impegnativi, in cui la Serie Televisiva non è una “Riduzione” (come si diceva
un tempo) del romanzo, ma anzi una vista diversa, se non una espansione.
Detto ciò vi lascio due ultimi avvisi, ci saranno spoiler e
gli argomenti trattati potranno seriamente disturbare.
You parla di Joe Goldberg. Joe gestisce una libreria a
Manhattan (vedo già sguardi interessati), una di quelle belle vecchie librerie,
con gli scaffali in legno e l’odore intenso di carta. Joe è cresciuto con i
libri e ama i libri. Il suo orgoglio è la collezione di libri rari conservata
nei sotterrane, in una apposita stanza blindata e climatizzata: prime stampe,
copie autografe, edizioni pregiate. Vedo già cuori che tremano, ma per favore,
signore e signorine, attendete ancora qualche paragrafo prima di innamorarvi.
Un giorno la porta si apre. Ed entra lei. La bella Guinevere
Beck (per gli amici Beck), studentessa, aspirante scrittrice. Come può Joe non
essere incantato da Beck? Flirtano, chiacchierano e parlano di libri, poi lei
se ne va con un libro nuovo. Di lei Joe ha solo il nome.
Ma siamo nel XXI secolo appunto… è così che si fa, me lo
conferma chi è più giovane di me e ancora attivamente sul mercato: prima ti do
il nome o il nick, ci sentiamo, online, poi forse ci rivedremo e forse ti darò
il telefono.
E Joe fa quello che fa un ragazzo moderno: la cerca e la
trova: Facebook, instagram, twitter, online c’è la vita di Beck, una vita così
splendente e luccicante che è chiaro sia finta.
E Joe fa anche quello che avrebbe fatto un ragazzo dei miei
tempi: ciondola dove pensa di poterla incrociare, all’università, dalle parti
di casa sua.
Che uomo non lo farebbe per gli occhi di una Guinevere Beck?
Cosa si farebbe?
E Joe le entra in casa, le controlla il computer, le ruba il
cellulare, la controlla, la spia.
Voi non lo fareste? Esatto, giusto, ma voi siete normali.
Joe, no. E Joe lo fa. Joe sa tutto di lei. Joe è uno stalker.
Joe scopre che Beck non è felice, la sua vita è una finzione
luccicante creata per i social, con amiche false, un “fidanzato” ricco di soldi
ed egocentrismo che a malapena la considera, non trova l’ispirazione per
scrivere, la sua è la vita più inutile che si possa immaginare e se ne rende
conto.
Joe entra nel suo mondo, lui è “L’ultimo ragazzo gentile di
New York” sono le parole di Beck.
Certo ci sono problemi, le amiche false e stronze, il
“fidanzato” con i soldi. Ma Joe sa come “risolvere” certi problemi. Perché Joe
non è solo uno stalker.
Joe fa tutto per Beck. Perché è innamorato, e Beck e un
fiore che va protetto, e deve essere aiutato a sbocciare in tutte le sue
potenzialità!
Ma anche la stessa Beck è un problema, perché diciamocelo,
Beck è decisamente stronza. Talmente focalizzata su sé stessa da non rendersi
conto di nulla. O meglio per citare il suo psicologo:
Beck. Femmina. Fra i venti e i venticinque anni.
Ipersessualizzata. Problemi a rispettare i confini […] Unica modalità di
comunicazione è la seduzione. Accavalla ripetutamente le gambe e indossa una
maglietta sottile senza reggiseno. Cerca attenzione.
O per citare più banalmente un chiaro commento di un fan
sulla pagina facebook della serie: “Ma si è fatta mezza New York!”
Joe è l’amico perfetto, quello che ti porti a Ikea a
comprare un letto nuovo, e ti aiuta pure a montarlo, visto che quello vecchio
lo hai fatto crollare facendo sesso con uno sconosciuto qualcuno rimorchiato su
Tinder, e poi, ovvio, Joe lo rimandi a casa con un abbraccio un bacio sulla
guancia.
Joe, però, è paziente e alla fine la vince lui. Per usare le
sue parole “Se sai cosa vuole sentirsi dire una persona, non è difficile
farla innamorare”. Ehi, Beck cancella persino il suo account Tinder! Non ha
mai amato nessuno come ama lui, la coppia perfetta…. fino a…
Leggetevelo o guardatevelo. Magari fatte entrambe le cose
È una storia che colpisce, vi assicuro soprattutto per le
reazioni che provoca.
Il romanzo è asciutto ed essenziale, sostanzialmente il
monologo interiore di Joe, in più di una occasione crudo e spiacevole. I
personaggi sono bidimensionali, non per difetto di capacità dell’autore, ma per
scelta intenzionale: il mondo visto dagli occhi del protagonista, è piatto e
bidimensionale una proiezione esterna in cui non si muovono esseri umani
indipendenti e reali, ma oggetti a contorno della sua vita.
La serie TV è più sfaccettata proprio perché la telecamera
ha forzatamente un punto di vista esterno a Joe. Per cui vedendolo dall’esterno
percepiamo meglio la sua maschera da persona normale da bravo ragazzo, da
qualcuno di cui ci si può innamorare, ma siamo sempre guidati dal suo cinico,
folle monologo interiore.
Alla stessa Beck viene riservato un trattamento più
accurato. I suoi difetti, il suo banalissimo, meraviglioso, egotismo si sente e
si vede, ma vediamo anche la sua disperata voglia di capire cosa vuole
veramente, il suo smarrimento esistenziale e la seguiamo e capiamo perché sia
possibile innamorarsi perdutamente di lei, come si possa perdere la testa.
Come vi dicevo è difficile non reagire a questa storia, e le
reazioni sono state tante da quelle istintive del pubblico a quelle più serie e
meditate, per esempio la serie di articoli su stateofmind (una serissima
rivista di Psichiatria e Psicologia) o su Vulture e sul New Yorker.
Cos’è questa storia? Un thriller? Un horror? Una storia di
morte? Una storia d’amore?
È amore? Beck ama Joe o la sta solo egoisticamente
sfruttando come supporto emotivo? Magari inconsciamente.
E Joe ama realmente Beck? Nella sua completa psicopatia può
amare sinceramente?
E se non è amore cos’è? Chi dei due è la “bestia”? A chi
vanno le nostre simpatie?
È Beck, la stronzetta, che “se l’è cercata”, come scrivono anche
daa molti da paesi che penseresti siano più illuminati?
O è Joe che l’ha manipolata, avvolgendola nelle sue spire
come un serpente strangolatore?
È il più classico esempio di “toxic masculinity” e della
relazione codipendente uomo-donna nella società patriarcale? (Questo è il New
Yorker)
È un caso clinico di un sociopatico pericoloso da analizzare
in maniera medica? (State of Mind)
O forse è solo la più romantica delle storie? (un’infinita e
di post e di video tribute con musiche adeguatamente strappalacrime su
youtube?)
Sta a voi farvi un’idea. Io, mi sono già dilungato troppo e
quindi chiudo vi lascio solo con una ultima cosa.
La lettera finale che Beck nel telefilm scrive a sé stessa
quando ormai le è chiaro quello che deve succedere, quando ha capito chi è e
forse cosa vuole. Ma al solito, così è la vita, lo ha scoperto un minuto troppo
tardi.
Come sei finita qui? Ti sei
sempre avvolta nelle favole come in una coperta, ma era il freddo che amavi, i
brividi quando scoprivi i cadaveri delle mogli di Barbablù, la dolce pelle
d’oca quando il principe azzurro infilava i tuoi piedini nella scarpetta di
cristallo, che calzava perfettamente. Nel cortile della scuola le vere
principesse ti fluttuavano accanto nel vento autunnale, hai visto il divario
tra te e le ragazze ricche e hai giurato di smettere di credere nelle favole,
ma le storie erano dentro di te, profonde come un veleno. Se il principe
azzurro era reale, se poteva salvarti, tu dovevi essere salvata da tutta quella
ingiustizia. Quando sarebbe arrivato? La risposta era una crudele alzata di
spalle in centinaia di momenti fugaci. il ghigno sulla faccia di Steve Smith
quando ti chiamava Vacca grassa. La mano dello Zio Jeff che ti strizzava il
c*** in cucina alla festa del Ringraziamento, lo sguardo di accusa di tuo padre
quando gli raccontavi cos’era successo. Da ogni ragazzino mascherato da uomo
che hai fatto entrare nel tuo corpo e nel tuo cuore hai imparato che non
possedevi la magia che trasforma una bestia in un Principe. Ti sei circondata
delle ragazze che avevi sempre detestato, sperando di condividere il loro
potere. E odiavi te stessa, cosa che ti ha sminuito ancora di più. E poi?
Proprio quando pensavi di poter semplicemente sparire, Lui ti ha visto. E da
qualche parte dentro di te lo sapevi che era troppo bello per essere vero ma ti
sei lasciata trascinare perché lui era il primo forte forte abbastanza da
sollevarti. Ora, nel suo castello, hai capito che il principe azzurro e
Barbablu sono lo stesso uomo e non ci sarà un lieto fine, a meno che tu non li
ami entrambi. Non volevi questo, non volevi essere amata e che lui ti
incoronasse. Non te la sei cercata, non te la sei cercata, non te la sei
cercata? quindi ora di’ che vuoi vivere così, di’ che lo ami, di’ grazie, di’
qualunque cosa eccetto che la verità! E se non puoi ricambiare il suo amore?
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