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Putin, sempre lui

 


Se dobbiamo credere al TG1 di oggi, e delle volte mi viene qualche dubbio, oggi Lavrov avrebbe dichiarato qualcosa di simile:
"Pretendiamo impegni formali, vincolanti, che la NATO non si espanderà ad est!"
La mia lunga esperienza personale in gestione dei bulli e bulletti, mi farebbe rispondere:
“E se no che fai? (Aggiunta Opzionale: Stronzo).”
Risposta non troppo diplomatica a una pretesa che già per sé non brilla in cortesia. Sicuramente non adatta alla situazione, ma la cosa merita una riflessione. “Se no che fai?” stimola un approfondimento.
Qualche osservatore ipnotizzato dalla maskirovka putiniana risponderebbe: “Invadono l’Ucraina!!”
Let’s elaborate further come diceva un mio professore… ok invadono l’Ucraina e dopo che ci fanno?
Ammettiamo pure che sia una cosa facile, che non sia un bagno di sangue con città distrutte e morti a migliaia e che l’esercito ucraino si sfaldi e in un mese le vittoriose armate Russe arrivino a Leopoli e sul Dniester, Putin si gode una bella sfilata dei coraggioso figli della Nuova Russia sulla Piazza Rossa e appunta medaglie e benemerenze. Ottimo? E poi?
Prova a inglobare un paese di 40 milioni di abitanti ostili? Con quale forza di occupazione? Mette su un governo vassallo sostenuto dalle baionette russe? Con quali soldi?
Prova a ricostituire una piccola URSS, più povera, più piccola e più debole tenuta insieme da una miserabile ridicola elite cleptocratica invece che da una ideologia politica sinceramente sentita da milioni di persone e diffusa in tutto il mondo?
Con quali costi? La Russia sarebbe davvero più sicura?
Putin e Lavrov non ci hanno pensato? Cosa hanno realmente in mente?
Non sono certo delle conclusioni, ma questo dovrebbe essere il punto di partenza della riflessione.

Commenti

Mark L. Pisoni ha detto…
solo una persona sa se, e come, si arriverà alla guerra in Ucraina. L’autocrate a capo del Cremlino, Vladimir Putin.

Tuttavia, nonostante abbia l’iniziativa e tenga l’Occidente in sospeso, Putin, a mio parere, ha sbagliato i suoi calcoli.

Infatti, ai tempi dell'indipendenza dichiarata nel 1991, l'Ucraina era divisa quasi equamente tra un segmento della sua popolazione smaccatamente filo-russo e uno più nazionalista. La conseguenza pratica dell’annessione, manu militari, della Crimea, è stata di galvanizzare il nazionalismo ucraino ed alimentare un crescente sentimento anti-russo.

Il risultato geopolitico netto è stato pessimo per la Russia. Avendo di fatto escluso milioni di ucraini in Crimea e Donbass, che non possono più partecipare alla vita politica del Paese, i seggi filorussi nel parlamento ucraino, che erano almeno la metà prima delle maldestre mosse di Putin, si sono ridotti a una striminzita minoranza.

In retrospettiva, se l'obiettivo di Putin era quello di mantenere l'Ucraina instabile e debole, avrebbe avuto molto più senso lasciare quei territori all'interno del Paese, sostenendo le forze e i politici filo-russi. Avrebbero costituito una quinta colonna in grado di fare costantemente pressione a favore di Mosca. Invece, in conseguenza di questi errori, la popolazione ucraina è ora molto più nazionalista e anti-russa di un tempo.

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