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Dickinson

 

Il lato positivo della massa di produzioni tirate fuori dalle piattaforme streaming è, naturalmente, che nella quantità alla fine qualcosa di buono esce, il lato negativo è che è difficile trovarlo, algoritmi di personalizzazione o no.

Per fortuna Dickinson l’ho trovata.

È una serie in tre stagioni, e dovrebbe chiudersi qua senza allungare la broda, rapide puntate di 30 minuti, prodotte di Apple TV che raccontano di Emily Dickinson. La famosa poetessa americana… ne avete sentito parlare, no? Di solito la risposta è sì e questo è quanto, andare oltre per il 99% degli Italiani è improbabile, ecco vedere la serie potrebbe essere una buona occasione per iniziare a conoscerla e incuriosirsi abbastanza per volerne sapere di più e magari leggere qualcosa di suo.

Ogni puntata si intitola come uno dei suoi poemi (la prolifica Emily ne scrisse 1.800 e passa) e approfondisce il tema, prendendo più o meno spunto dalla sua vita reale.

Più o meno, ripeto. Non dobbiamo aspettarci un lavoro storicamente accurato: molti dei personaggi della vita reale di Emily Dickinson sono assenti o accorpati e trasformati. Di sicuro il fratello Austen era più capace di quello descritto nella serie e sua moglie Susan Huntington Gilbert, la migliore amica di Emily, non era una povera orfana che venerava la superiorità intellettuale dell’amica. Era orfana questo sì, ma non certo povera, ed era anche lei una intellettuale di spessore, scrittrice e matematica e anzi forse era Emily ad ammirare la sua educazione scientifica.

Allo stesso modo Emily viene sempre interpretata da una brava Hailee Steinfeld in un tempo sospeso tra la tarda adolescenza e la prima gioventù, anche quando la vediamo scrivere poesie composte in età molto più tarda. Piccole concessioni poetiche per rappresentare con coerenza lo spirito dei suoi lavori. Senza contare che passano in gran parte inosservate allo spettatore italiano che non ha certo approfondito a scuola la sua biografia.

Agli autori va riconosciuto il merito di aver creato comunque dei personaggi interessanti, a cui ti affezioni e con si è in grado di empatizzare, vuoi scoprire puntata dopo puntata cosa succederà della loro vita.

Anche quelli che sembrerebbero, all’inizio, dei personaggi stereotipati, la madre perfetta padrona di casa conformista, la sorella svampita interessata solo al matrimonio, col passare delle puntate raggiungono una loro tridimensionalità.

La serie negli USA è stata apprezzata dagli studiosi della Dickinson. Qualche dubbio è stato sollevato sul linguaggio usato dai protagonisti che è stato modernizzato, ma la cosa se lo vedete doppiato in italiano è quasi irrilevante. Allo stesso modo sono state modernizzati certi atteggiamenti e la colonna sonora (che annovera, ad esempio, Billie Ellish) seguendo la tendenza aperta da Maria Antonietta di Sofia Coppola e continuata con The Great (altra serie piacevole a suo modo).

Gli sceneggiatori hanno avuto, poi un colpo di genio per far entrare in relazione lo spettatore con le ispirazioni poetiche dell’autrice, impresa non facile e non banale.

Pensiamo a quelli che sono tra i suoi versi più famosi, la morte è una apparizione frequente nelle sue poesie:

Poiché non potevo fermarmi per la Morte -

Lei gentilmente si fermò per me -

La Carrozza non portava che Noi Due -

E l'Immortalità -

Procedemmo lentamente - non aveva fretta

Ed io avevo messo via

Il mio lavoro e il mio tempo libero anche,

Per la Sua Cortesia -





Ed ecco in una scena onirica, e stupendamente poetica, la protagonista, con indosso un passionale abito rosso fuoco, vive la scena, accolta sulla cupa carrozza nera delle morte, trainata da una coppia di cavalli fantasma, dove si intrattiene in piacevole conversazione sui fatti della vita e sul destino degli uomini, flirtando, con la morte stessa, nelle forme di un fantasticamente mellifluo Baron Samedi sui generis interpretato con sorprendente capacità da Wiz Khalifa, un famoso rapper, noto anche per aver commercializzato una varietà di marjuana legale che porta il suo nome.

Stesso trattamento riceve un altro poema

Io sono Nessuno! Tu chi sei?

Sei Nessuno anche tu?

Allora siamo in due!

Non dirlo! Potrebbero spargere la voce!

Che grande peso essere Qualcuno!

Così volgare — come una rana

che gracida il tuo nome — tutto giugno —

ad un pantano in estasi di lei!

Ma qui Nessuno è una inquieta e inquietante apparizione spettrale. Lo spettro dei tanti coetanei della Dickinson che da lì poco cadranno a migliaia sui campi di battaglia della guerra civile americana, un altro dei temi più profondi e dolenti della scrittrice

La produzione ha tutte le usuali caratteristiche “politicamente corrette” delle produzioni americane contemporanee

Per cominciare, la, fortunata, scelta del soggetto: Emily Dickinson era di sicuro un personaggio all’avanguardia per la sua epoca, ricordiamoci che siamo a metà del XIX secolo: favorevole all’emancipazione femminile e assolutamente anti schiavista (come il resto della sua famiglia), e la serie sottolinea molto questi punti.

Anche il casting segue l’ormai usuale tendenza americana di spargere un po’ di personaggi di minoranze etniche in ruoli che difficilmente avrebbero coperto nell’epoca trattata.

In più l’attrice protagonista, la, ripeto, bravissima Hailee Steinfeld, porta un ulteriore medaglietta di correttezza politica avendo una nonna di colore e quindi essendo forse un po’ più scura della 100% WASP Emily Dickinson (Non è un commento cattivo mio, la cosa viene esplicitamente rimarcata dalla produzione, e lodata espressamente in più di una recensione).

Ma fin qui va tutto abbastanza bene, niente che vada oltre il new nomal, gli sceneggiatori però fanno un passo in più riprendendo una teoria piuttosto recente (e a mio parere un po’ troppo estrema, ma io non conto nulla), che sostiene che Emily Dickinson e Susan Gilbert (la cognata, ve lo ricordo) non erano solo amiche, confidenti e anime affini, ma che fossero innamorate, e forse amanti, insomma che avessero una relazione omossessuale.

La teoria esiste e ha pure qualche logica, la Dickinson dedica numerosi poemi a Susan, con toni forti (che usa del resto anche per le sue passioni maschili).

Ho sparso la rugiada 

ma colto il mattino,

questa stella soltanto ho scelto

tra le innumerevoli della notte immensa,

Sue, ancora e per sempre!

Anche la loro corrispondenza è di un calore e di una intensità notevole:

Quando mi guardo intorno e mi ritrovo sola, sospiro di nuovo per te; piccolo sospiro, e vano sospiro, che non ti riporterà a casa.

Ho sempre più bisogno di te, e il grande mondo si allarga ... ogni giorno te ne stai lontano - mi manca il mio cuore più grande; il mio va in giro e chiama Susie ... Susie, perdonami Tesoro, per ogni parola che dico - il mio cuore è pieno di te ...

Oppure:

Susie, verrai davvero a casa sabato prossimo e sarai di nuovo mia e mi bacerai come facevi? ... Spero tanto per te, e mi sento così impaziente per te, sento che non posso aspettare, sento che ora devo averti- che l'attesa di vedere ancora una volta la tua faccia mi fa sentire accaldata e febbricitante, e il mio cuore batte così velocemente - vado a dormire la notte, e la prima cosa che penso, sono seduta lì completamente sveglia, e stringo stringo le mani e penso al prossimo sabato ... Perché, Susie, sembra che il mio amante assente torni a casa così presto - e il mio cuore deve essere così impegnato a prepararsi per lui.

Insomma, sono parole che nel XXI secolo sarebbero interpretabili senza ombra di dubbio e rendono il sospetto legittimo. Dall’altra, parte parole di passione la Dickinson le usa in più di un’occasione anche in altri scambi epistolari di cui abbiamo la certezza che, per quanto intensi, fossero relazioni platoniche e letterarie.

A mio giudizio personale, la scelta degli autori di far rotolare le due belle fanciulle discinte nelle lenzuola alla prima occasione in cui il cornutissimo fratello e marito sia fuori città, soddisfa certamente il mio occhio maschile, un po’ meno il mio senso critico.

Si tratta a suo modo di una scelta estremamente conformista. Ai nostri tempi va di moda la sessualità fluida e per la produzione nessuna occasione poteva essere migliore per rendere la Dickinson ancora più moderna e politicamente corretta.

Insomma: protagonista all’avanguardia per i suoi tempi, cast multietnico e sessualità alternativa dovrebbe esserci tutto..., ma, vi sorprendo, non è bastato.

Molti critici più woke hanno infatti pesantemente attaccato la serie e la scelta dell’argomento stesso: la Dickinson era donna, vero, era femminista, vero, era antischiavista, vero, e la serie la fa pure risultare una antesignana delle lotte LGBT, ma aveva comunque il difetto mortale di essere una bianca di classe borghese. 

Per i custodi dell’ortodossia del politicamente corretto, per quanto la Dickinson possa essersi impegnata a lottare per i diritti delle minoranze la sua situazione di implicito privilegio razziale e sociale rende le sue azioni ipocrite e insufficienti, il solito finto eroe che serve a mascherare la malafede dei gruppi di potere. Insomma, al rogo la strega bianca ed evitate un’altra serie che parla di donne bianche morte strutturalmente razziste e patriarcali. 

Se volete potete dargli retta. Io non l’ho fatto e questa serie me la sono goduta, e penso potreste farlo pure voi.

Dopo di che potreste aprire un libro delle sue poesie e godere anche dei suoi versi. Anche meglio.


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