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La vita di Trifone figlio di Dioniso

 

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Oggi vi voglio parlare di Trifone figlio di Dioniso. Il nome non vi dice niente? Lasciate perdere, non lo troverete su wikipedia, e neppure sulla Treccani o sulla Britannica… potete risparmiarvi pure l’indice analitico di qualche compendio di storia greca. Non ce lo troverete, è normale che non lo conosciate. Trifone è un perfetto signor nessuno, un banale tessitore, vissuto in Egitto, nato l’8 dopo Cristo e morto, dopo il 70.

Uno signor nessuno tra milioni di signor nessuno che hanno popolato il mondo, ma di lui sappiamo sorprendentemente tanto, e quello che sappiamo vi assicuro, vi sorprenderà.

La storia di Trifone l’ho trovata in un gran libro: “The Historical Jesus: The Life of a Mediterranean Jewish Peasant” di John Dominic Crossan. L’autore è uno dei colossi dello studio del Nuovo Testamento e del così detto “Gesù Storico”. Mentre non tutte le sue idee sono più mainstream nell’Accademia, rimane un autore fondamentale che ha scritto libri bellissimi oltre che importantissimi.


Nel libro Crossan, tra le altre cose, tenta anche di ricostruire l’ambiente e lo stile di vita di Gesù e della sua famiglia e tra gli esempi di qualcuno della stessa classe sociale usa proprio Trifone, sul quale abbiamo una vasta documentazione.

Ma come facciamo avere una “vasta” documentazione su un signor nessuno? Chi mai ha scritto di lui?  Chi ha raccontato la sua vita? Nessuno in particolare, ce la hanno raccontata tante persone diverse. Dell’Impero Romano spesso dimentichiamo una cosa: aveva una amministrazione avanzata ed efficiente e amministrazione significa burocrazia e da sempre la burocrazia significa documenti e scartoffie.

Tutti noi nelle nostre case condividiamo una cosa, può essere uno scatolone o un faldone di ufficio, ma lo abbiamo tutti, bello pieno. Lo scartafaccio delle carte importanti: la successione, i documenti del catasto, le dichiarazioni dei redditi, e le ricevute di pagamento, magari le carte di qualche causa importante.

Anche Trifone aveva il suo scartafaccio ed è sopravvissuto. Se di Trifone non avevate mai sentito parlare prima, magari avete sentito il nome di Ossirinco. Era una città, piuttosto importante nell’antico Egitto, a sud dell’attuale Cairo, ed è famosa perché ormai da più di un secolo gli archeologi stanno scavando e studiando la sua discarica. Sì, avete sentito bene, la sua discarica: dall’immondizia di una civiltà si scoprono tante cose, specie quando il clima caldo e secco dell’Egitto conserva perfettamente tante cose, compreso il papiro.

Ossirinco è una miniera di testi antichi: ci ha donato opere perse di Pindaro, Saffo, Alceo, Archiloco, Menandro, Eschilo, Sofocle e Euripide, per non parlare di testi fondamentali per la storia del cristianesimo arcaico, Vangeli Apocrifi, le opere di Ireneo e insieme a tutti questi nomi famosi ci ha donato infinite cartacce più banali: dalle liste della spesa, a lettere private, una miniera, in gran parte ancora da studiare. Tra queste tutti i documenti importanti gelosamente conservati da Trifone.

Trifone nacque nel 8 dc sotto il regno di Ottaviano Augusto, e aveva due fratelli più piccoli Thoönis e Onnophris. Aveva preso il nome del nonno che era il capo famiglia e che ogni anno elencava in una lista censuaria tutta la sua famiglia estesa al fine di definire l’importo della tassa del testatico, e grazie a queste liste scopriamo il nome della nonna, Timotos, e di suo padre e di sua madre, Dioniso e Thamounion, e dei due zii Didimo e Thoonis.

I nomi della famiglia fanno ritenere che la famiglia di Trifone fosse di coloni di origine greca stabilitisi in Egitto in epoca Tolemaica o quanto meno di egiziani ormai ellenizzati. I documenti ci fanno anche capire che l’attività della famiglia fosse quella della tessitura della lana, non del molto più pregiato lino egiziano.

Altra nota importante che dobbiamo tenere a mente: malgrado tutte queste carte non c’è nessuna prova che qualcuno di loro fosse in grado di scrivere o anche solo di leggere. Tutti questi documenti sono scritti da scribi professionisti. Anzi sappiamo di certo che Trifone non sapeva scrivere da solo, perché specificato in diverse carte.

Quasi sicuramente Trifone non ebbe nessuna istruzione formale e sappiamo che iniziò a lavorare al telaio prima di avere 14 anni, ce lo raccontano sempre e dichiarazioni e le ricevute delle tasse pagate (Non vi starò ad angosciarvi e annoiarvi su tutte le varie tasse pagate, un argomento triste e, già a quel tempo, ignobilmente complicato).

Si sposa anche intorno ai 20 anni con Derentro, figlia di Eraclide. Non fu un matrimonio fortunato: tra le carte troviamo niente meno che una denuncia fatta da Trifone ad Alessandro, Strategos di Ossirinco, nel 35 DC: accusa la moglie di essersene andata di casa portandosi via degli oggetti di sua proprietà per un valore di ben 40 dracme, con l’aiuto della madre e ne richiede la restituzione.

In una maniera che può ricordare certe cause di separazione moderne nella denuncia Trifone si dilunga a precisare di aver sempre trattato bene sua moglie e di aver sempre provveduto a lei concedendole anche “lussi” che andavano al di sopra delle sue possibilità economiche, ma che lei ha scelto comunque di andarsene portandosi via oltretutto roba non sua!

Malgrado le accuse e i lamenti di Trifone, viene da pensare che forse Derentro avesse le sue buone ragioni, visto che scopriamo che solo pochi mesi dopo Trifone inizia a convivere con un'altra donna, Sareo, figlia di Apione.

Non è un matrimonio, è una convivenza di “prova”, regolata da un contratto scritto (non tra Sareo e Trifone ovviamente, visti i tempi, ma tra Trifone e il padre di lei), con tanto di “caparra” da usare per il mantenimento della donna, ma che Trifone avrebbe dovuto restituire con ben il 50% di interesse, se il rapporto si fosse interrotto.

Non sappiamo se la minaccia di dover pagare più di 100 dracme di penale, abbia contribuito o se forse questa volta le cose andassero meglio, ma non si lasciarono. Hanno una prima figlia nel 37 DC, che Trifone riconosce prendendosi carico del suo mantenimento, anche qui con un documento scritto in maniera sorprendentemente moderna, e infine, dopo 7 anni, si sposano ufficialmente.

La vita sembra trascorrere tranquilla: gli unici problemi sembrano essere una denuncia per un tentativo di aggressione e, possiamo intuire, la morte del padre, Dioniso, visto che Trifone inizia ad agire come capo famiglia siglando il contratto di apprendistato di suo fratello minore Onnophris con un altro tessitore, Abaro.

Nello stesso periodo l’altro fratello Thoonis lascia la città, ce lo dicono altri documenti con cui viene richiesto che sia cancellato dalla residenza e dalle liste fiscali.

Intorno al 40 DC Trifone e Sereo hanno un altro figlio, un maschio, Apione, ma proprio Apione sarà oggetto di una serie eventi, che marcano quanto era diverso il loro mondo dal nostro.

Sereo, nel 45 DC, viene chiamata in giudizio di fronte allo stratega di Ossirinco, tale Tiberio Claudio Pasión, con l’accusa di rapimento o meglio, tecnicamente, del furto di un giovane schiavo!

La documentazione del procedimento legale è piuttosto completa, con tanto delle dichiarazioni giurate delle varie parti in causa e permette di ricostruire gli avvenimenti.

Poco dopo la nascita di Apione, Sereo prende a balia, dietro pagamento, un infante schiavo. Il neonato era stato abbandonato (in un canale di scolo, dicono i documenti), triste avvenimento che doveva risultare comune in quel epoca e in quei luoghi, ed era stato preso come schiavo, così prevedeva la legge per chi si prendeva cura di un neonato abbandonato, da un certo Pesuris, che lo aveva affidato a Sereo perché fosse allattato insieme al proprio figlio Apione.

A un certo punto uno dei due bambini muore e qui nasce la diatrib:, Pesuris sostiene che ad essere morto è Apione, il figlio di Sereo e Trifone e che il vivo è lo schiavo di sua proprietà e se lo porta via, ma Sereo si introduce di soppiatto nella sua casa e se lo riprende, sostenendo che il bambino fosse suo figlio e che ad essere morto fosse il povero schiavo, Eracle.

La cosa finisce in tribunale, tra carte bollate e avvocati (Teone e Aristocle, nomi appropriati, direi) e alla fine Tiberio Claudio Pasión dà ragione a Trifone e alla moglie: ad essere morto è lo schiavo e il bambino è il loro figlio.

La cosa non finisce lì comunque, tra le carte troviamo altre denunce fatte da Trifone contro Pesuris che a suo dire continua a perseguitarlo e a ostacolarlo con malevolenza, a cui se ne aggiunge un'altra di una aggressione contro Sereo da parte di una donna fomentata sempre da Pesuris.

All’età di 42 anni, nel 50 DC infine Trifone viene congedato con documento ufficiale del Prefetto del Basso Egitto, da ogni futuro servizio militare a causa dei suoi problemi di vista (il documento parla di cataratta).

Se la salute sembra non aiutarlo il resto continua sembrare positivo, nasce un secondo figlio maschio (Thoönis) e gli affari sembrano prosperare tanto da spingerlo a comprare altri due telai.

Nel 55 Dc all’età di 47 anni infine abbiamo un altro documento importante. Trifone acquista da un suo cugino “metà di un casa di tre piani” confinante con la casa che aveva ereditato da sua madre e locata all’angolo tra la strada chiamata Temegenouthis e la via dei Pastori, al prezzo di 426 Dracme di argento (più una tassa del 10% per il passaggio di proprietà… il mondo non è cambiato).

La particolarità di questo documento è che ci permette di dare uno sguardo più approfondito a Trifone, per identificarlo con sicurezza lo scriba lo descrive in dettaglio: di media altezza, con la pelle chiara e la faccia allungata, ha una cicatrice sul sopracciglio e un'altra sul ginocchio destro

Ci sono poi altri documenti che riguardano i commerci di Trifone e l’apprendistato del suo terzogenito Thoonis presso il tessitore Abaro (forse un parente del tessitore con lo stesso nome che 35 anni prima aveva preso come apprendista il fratello di Trifone), e altre ricevute delle tasse fino al 70 DC, compresi i documenti che lo presentano come vittorioso in un ricorso fiscale.

Dopo di che la traccia documentale scompare, a 62 anni Trifone sparisce nuovamente nell’oscurità dell’anonimato. Di lui e di Sareo e dei loro figli non sappiamo altro. Forse il resto della loro storia è nascosto in papiri ancora da decifrare e classificare o magari ancora al sicuro sotto la sabbia del deserto.


Quello che possiamo dire però è che queste carte ci aprono uno spiraglio di luce inatteso non su un imperatore, un conquistatore o qualche altro grande uomo, che si muove sul palcoscenico della storia, ma su una famiglia normale, sulla loro vita dietro le quinte della grande storia. Con i suoi amori e suoi dolori, le sue piccole beghe e suoi piccoli e grandi successi. Una vita che suona a tratti moderna come le nostre e in altri momenti esotica se non aliena.

Una vita normale, ma non banale.

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