Chi non conosce Asa
Batimont di Accara? La Santa, la madre di Tarimannel il primo Autarca, la
concubina di Marajael il conquistatore.
Se siete originari
dell’Efalia è di sicuro una figura familiare fin dall’infanzia. Nella camera da
letto di vostra nonna c’era di certo una sua icona. Poteva rappresentarla come
una bellissima giovane vergine dai lunghi capelli color della fiamma, o come una
monaca di mezz’età il capo rasato e la tunica di lana grezza, oppure poteva
essere una rappresentazione più o meno cruenta del suo martirio, ma comunque
era lì accanto al lettone in metallo.
Di lei avete sicuramente
letto qualche romanzo che la vede protagonista, o visto qualche film o telefilm
ispirato alla sua vita.
In qualunque caso, anche
se aveste tentato di evitarla non ci sareste riusciti: durante gli anni scolastici
vi avranno portato in gita a visitare il suo Mausoleo ad Antrah, e poi avrete
passato lunghe giornate a studiare “Le quattro vite di Asa Batimont di Accara”
del Mauriȥi,
la pietra angolare su cui si è fondata della nostra letteratura moderna.
Naturalmente da scolaro
la avrete odiata. L’incubo di affrontare la prima vita della Giovane Vergine,
la seconda come la Madre del Demone, la terza come la Monaca Penitente e infine
la quarta come Santa alla Corte dei Santi ha lasciato il segno nelle vite di
tutti gli studenti.
Da adolescente invece
potreste essere tornati a riaprirla, cercando di nascosto qualche passaggio
cupo e scabroso nella seconda vita, scoprendo come anche dei versi vecchi di
secoli possono essere sorprendentemente sensuali.
Qualcuno di noi la ha poi
riletta persino da adulto comprendendo finalmente perché ci abbiano costretto a
studiarla tanti anni prima.
Asa Batimont di Accara ha
avuto la ventura di vivere in un’epoca di transizione tra le più drammatiche
della storia. Furono decenni terribili, città vennero saccheggiate e rase al
suolo, intere nazioni scomparvero, centinaia di migliaia di persone morirono o
soffrirono pene indicibili, ma da tutto questa distruzione è nato il mondo dove
viviamo e la nostra nazione e Asa fu una delle protagoniste di quegli anni, una
protagonista involontaria sicuramente, ma degna di essere ricordata e studiata.
La prima domanda che si
pone chi si accinge a studiare una figura storica è sicuramente capire chi ha
veramente di fronte, e questo è quanto mai vero per Asa.
Il Mauriȥi la accredita di quattro vite
spirituali, e noi possiamo tranquillamente dire che anche dal punto vista
storico e storiografico Asa ha avuto quattro vite.
La prima Asa che
riconosciamo è quella della devozione popolare. Quest’Asa nacque quando era
ancora in vita: la peccatrice diventata una monaca penitente, la guaritrice
miracolosa. Il suo monastero divenne ben presto un luogo di pellegrinaggio e lo
divennero immediatamente anche la sua tomba e il luogo del suo martirio.
La sua era la storia
perfetta per incantare la fantasia popolare: la bellissima fanciulla del sangue
più nobile che aveva toccato, anche se suo malgrado, il più profondo abisso di depravazione
(essere presa come concubina da un demone e generarne addirittura uno), e che
dopo aver passato una intera vita di penitenze e preghiere raggiungeva le vette
della santità, il tutto coronato dal martirio. La forza di questa narrazione è
dimostrata dal fatto, che malgrado il passaggio di secoli ed epoche, la
devozione verso di lei sia ancora fortissima e diffusissima: Asa è la
protettrice delle partorienti e, un po’ ironicamente, della verginità, è la
Santa di eccellenza a cui chiedere aiuto nelle difficoltà.
La sua “Seconda Vita”
storica si sviluppa a partire dalla prima, ma con la differenza che non si
tratta di una creazione spontanea venuta dal basso, ma di qualcosa di
pianificato dall’alto e politicamente motivato.
Quando il figlio di Asa,
Tarimannel il Primo, riconquistò il potere, tornando dall’esilio e uccidendo
l’ultimo dei suoi fratellastri, incoronandosi come primo Autarca di Efalia, fu
subito cosciente della necessità di dare un fondamento di legittimata al suo
potere, non voleva essere (come erano stati suo padre e i suoi fratellastri) un
conquistatore alieno, ma il monarca se non riconosciuto, almeno accettabile, da
tutti, indigeni e invasori.
La spontanea devozione
popolare verso la figura di sua madre era una ottima base di partenza. Il suo
corpo venne esumato, il famoso mausoleo di Atrah costruito, sul luogo del suo
martirio fu innalzato un monumento commemorativo (che poi nel corso dei secoli
si è allargato fino a diventare l’attuale Santuario della Dama), commissionò
opere d’arte e poemi per celebrarla (donandoci capolavori come le “Quattro
Vite”).
Fu un grandioso
spettacolo di pietà filiale. Totalmente falso ovviamente, probabilmente Asa
aveva incontrato la sua progenie demoniaca ben poche volte e di sicuro non
c’era amore tra i due, ma il messaggio politico era chiaro: Io sono un Signore
dei Demoni, io regno su di voi, indegni umani e non, perché io sono un essere
superiore, ma sono stato generato da una donna umana, una santa, e tramite lei
posso capirvi. Posso avere pietà. Posso avere giustizia. Posso perdonare. Nel
suo nome, grazie a lei, potete vivere in pace.
Questa è l’Asa Madre del
Demone, una rappresentazione di nobilità, potere e pietà.
La terza Asa che
conosciamo è la Santa della chiesa e della filosofia. Una figura talmente
complicata che in queste righe si può solo accennare. Quello che possiamo dire
che fu un’impresa di uno straordinario equilibrismo intellettuale mettere insieme
i desiderata del potere temporale, la teologia tradizionale e la devozione
popolare. Una contraddizione vivente tra quello che avrebbe dovuto essere la
più profonda impurità rituale e i miracolosi segnali di santità, una
contraddizione politica tra l’istinto di esaltare questa traiettoria di
purificazione spirituale e l’ovvio problema di non poter stigmatizzare la fonte
della sua caduta.
Una contraddizione che è
stata il seme da cui si è sviluppato il pensiero etico moderno.
La quarta e ultima Asa, è
quella più recente, quello che ha oggigiorno più successo di media e di
pubblico ed è sicuramente la più lontana dalla realtà storica. Asa è una
eroina, romantica, volitiva e avventurosa e non troppo religiosa. Questa è la
protagonista di famosi romanzi che hanno fatto la storia e i gusti dell’ultimo
secolo, ed è tuttora l’ispirazione su cui si basano i media moderni, quella che
trovate al cinema o in televisione.
Queste sono le Asa che
della storia e degli storici, chi fosse lei veramente è invece è molto più
difficile da capire.
Su Asa molto ha stato
scritto, ma dobbiamo essere chiari non abbiamo nessun documento di sua mano
(non odiatemi, per favore, la Preghiera del Bosco è attribuita a lei, ma tutti
gli studiosi concordano sia apocrifa), ma abbiamo alcune preziose fonti
primarie a lei contemporanee che parlano di lei e che danno informazioni
preziose.
Sulla Prima Vita, sulla
Giovane Vergine, non sappiamo quasi nulla in realtà, i versi del Mauriȥi sono la versione condivisa, ma
sono frutto di invenzione e licenza poetica, gli avvenimenti della sua
giovinezza sono ormai persi nelle nebbie del passato. Sappiamo solo che era la
figlia più giovane di una famiglia aristocratica, che aveva numerosi fratelli e
sorelle, che veniva dalle provincie dalla costa. Una vita come tante altre, non
degna di essere ricordate nei libri.
Tutto cambia per lei con
la Grande Ambasceria, la situazione del regno è talmente disperata che come
estremo tentativo si compie l’errore fatale di chiedere aiuto a Marajael e alle
sue tribù, sperando di combattere i barbari con altri barbari. Si inviano doni di
tutti i tipi e sei ancelle di nobili origini.
Quali fosse lo scopo
delle ancelle è tragicamente chiaro, vista la ritrosia delle cronache reali di
parlarne, escluso il rivelatorio dettaglio della loro dedica agli Dei, il che
le rendeva sostanzialmente delle vittime sacrificali.
Delle sei fanciulle
abbiamo solo il nome di Asa, le altre scompaiono nel nulla. Forse,
fortunatamente per loro, ritornano alle loro case e alle loro vite, forse non
sopravvissero all’incontro con Marajael. Qualunque sia la ragione, Asa è
l’unica che rimane a corte e sembra prosperare nel favore di quello che diverrà
a breve il nuovo signore indiscusso di Efalia.
Ci sono vari resoconti di
ambasciatori alla corte di Marajael il Conquistatore che parlano di lei. Viene
descritta durante le udienze seduta ai piedi del piedistallo del trono
regalmente abbigliata, e gli ambasciatori non possono fare a meno di notare
come venga a volte consultata dallo stesso Conquistatore durante lo svolgimento
dell’udienza.
Altra documentazione di
fondamentale importanza sono gli archivi delle petizioni. Molte, specie quelle
della gente comune, sono indirizzate non direttamente al Signore dei Demoni, ma
a lei e chiedono la sua intercessione. È un dato interessantissimo, sia perché
sembra confermare che fosse in una posizione in grado di influenzare e scelte e
chiedere favori (seppur di piccola entità), sia perché permette di capire come
fosse considerata una protettrice del popolo ben prima che le venisse concesso
di lasciare la corte e ritirarsi in monastero.
Un ultimo eccezionale
documento che ci apre l’unico malinconico squarcio nella sua vita privata sono
alcuni paragrafi di una lettera che una delle sue sorelle maggiori scrisse a
una parente, dopo aver visitato la corte al seguito del marito e averla
incontrata.
“Infine mi chiedi notizie
di Asic’hia [NdA: un diminutivo familiare del suo nome] e posso dirti di averla
finalmente incontrata di persona e di averci potuto parlare. Mi ha fatto la più
grande delle impressioni.
Il suo abbigliamento è
quello di una Regina, così come i gioielli che porta, gli appartamenti in cui
vive e la servitù di cui dispone. Tutti a corte la rispettano e molti le
vogliono bene. Come se fosse una Regina le ho dovuto chiedere udienza, ma
quando l’ho incontrata era la nostra Asic’hia di sempre, dopo solo un attimo di
esitazione ci siamo abbracciate con affetto e ci siamo sedute insieme.
La nostra sorellina è
bella come sempre stata, la più bella di tutte noi, e se possibile in questi
ultimi anni lo è diventata ancora di più, ma sul volto c’è un’ombra. È triste,
e afflitta, tutti gli onori, dice sono vuoti e non servono a nulla. Mi ha
chiesto di pregare e sacrificare per lei, e di chiedere la stessa cosa a chi,
fuori dalla corte le vuole ancora bene. La sua vita in questo posto e a queste
condizioni è tutt’altro che felice, e non sarebbe sopportabile senza la fede
negli Dei e la speranza di poter fare qualcosa di buono per aiutare il nostro
popolo.
Di più non mi sento di
scriverti, ma ti rinnovo l’invito che ci ha fatto di fare offerte agli Dei a
suo nome.”
Se vogliamo seguire i
versi del Mauriȥi,
rimasta incinta con grande meraviglia di tutta la corte e dello stesso Marajael
convince il Demone che l’unica maniera per essere poter condurre a termine con
successo la gravidanza è affidarsi agli Dei e offrire sé stessa in sacrificio,
dedicandosi a loro come monaca e in questo modo ottiene la libertà e sfugge
alla sua triste sorte.
Ovviamente questa è
licenza poetica, ma di certo i fatti sono simili: rimane incinta, sopravvive al
parto (cosa decisamente eccezionale visto il tipo di gravidanza) e solo pochi
mesi dopo entra nel monastero di Rahibadi. Con tutti gli onori.
Sulla sua vita in un
monastero di clausura ovviamente non abbiamo quasi nessuna fonte, a parte
racconti e cronache dei primi pellegrini che si iniziano a recare da lei, man
mano che si diffonde la voce che sia in grado di assicurare miracolosamente
fertilità e una gravidanza sicura.
Il tutto ha fine nel 573.
Marajael viene spodestato dal suo figlio maggiore, e costretto a fuggire per
scomparire nella vastità delle steppe occidentali e non dare più nessuna
notizia di sé.
Nel brutale tutti contro
tutti della guerra civile che ne consegue, anche il figlio di Asa, Tarimannel,
il più giovane della progenie di Marajael è costretto a scappare ad occidente (in
attesa di ritornare trionfante alcuni anni dopo) e uno dei suoi rivali,
versioni differenti indicano differenti mandanti, decide di eliminare anche
Dama Asa, ancora così benvoluta nel cuore del popolo, temendo sia in combutta
col figlio.
Asa viene prelevata dal
monastero di Rahibadi da un gruppo di cavalieri con la scusa di doverla portare
urgentemente a corte, ma in verità dopo poche ore di cavalcata, nel folto della
grande foresta di Verden, la fanno scendere dalla portantina e la decapitano.
Solo un attimo di esitazione dei cavalieri e una miracolosa tempesta di vento
che spaventa i cavalli da occasione alle consorelle che l’accompagnavano di
salvarsi fuggendo tra gli alberi e riportare la notizia del martirio al
monastero.
Così finisce la permanenza
terrena di Asa e inizia la sua quarta vita, su cui ovviamente, allo storico di
questo mondo non è dato di indagare.
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