Se c’è una parola che invidio profondamente alla lingua è inglese è “serendipity” l’occasione di fare felici scoperte casuali. La scoperta, la felicità e il caso, quale meravigliosa mescolanza.
Oggi non ci dovevo passare al mercato coperto di Via Catania, le mie intenzioni uscendo erano tutti diverse, ma in fin dei conti un hobbit molto saggio avevo detto “È pericoloso uscire dalla porta. Ti metti in strada e se non dirigi bene i piedi non si sa dove puoi finire spazzato via.” E così invece oggi sono arrivato proprio là. E come si fa ad arrivare al mercato di Via Catania e non affacciarsi al banco del book crossing?
È sempre una meraviglia, una meraviglia tentatrice e mi ci avvicino con prudenza, con passo cauto, se possibile mi ci tengo a una rispettosa distanza, non per il virus, ma per paura che qualche libro mi salti in braccio e mi segua fino a casa. Oggi ho fatto lo stesso, distanza di sicurezza e ripetendo silenzioso il mantra:
Stai buono, hai casa già piena
Stai buono, hai casa già piena
Stai buono, hai ca….
E da dietro un altro volume vedo spuntare una faccia conosciuta: “Ominidi” di Alberto Salza.
Una familiare copertina spellata.
La mano si allunga e lo prendo. Accarezzo la copertina sentendone la scabrosità là dove si era rovinata.
Me lo ricordo quando accade, anche se sono passati quasi trent’anni.
Non mi ricordo nemmeno a chi lo prestai, e non mi ricordo nemmeno perché non torno mai indietro, di sicuro non ci fu né cattiveria né malizia, erano anni pieni e vivi quelli, magari ero partito per l’estero, magari era partito quell’amico ormai dimenticato, ma il libro non tornò più. Scomparve nella nebbia.
Lo rimpiansi e andai avanti.
Oggi è tornato a casa, nella libreria da cui è partito trent’anni fa.
Con la più meravigliosa delle scoperte casuali.
Vorrei avesse voce per sedermi accanto a lui a sentire il suo racconto, come un vecchio amico incontrato per caso.
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