Non posso nascondere la mia ammirazione per Vladimir Putin, quell’uomo ha dimostrato
negli ultimi anni la straordinaria capacità di sfruttare al meglio le risorse
disposizione del suo paese, un maestro insuperato nell’arte tutta russa della maskirovka,
trasportata dalla dottrina militare alla politica internazionale.
La federazione Russa ha ancora
superbe capacità scientifiche e tecnologiche, in parte eredità dell’ex URSS, ma,
è ormai chiarissimo, non ha più la forza economica e produttiva di trarne
vantaggio sul campo. Quello che può fare però è incantare il mondo e fare una
astuta propaganda.
Negli ultimi anni lo abbiamo
visto accadere varie volte, basta pensare al Su 57 presentato come un game
changer in grado di cancellare la superiorità aerea americana e che da 10 anni
e passa non è ancora entrato in linea, o possiamo ricordarci del T14 Armata,
destinato ad equipaggiare intere divisioni corazzate pronte a sfilare
vittoriose sugli Champs Elysee dopo aver travolto gli eserciti NATO e che invece
deve anche lui entrare realmente in servizio.
L’attuale psicodramma sul vaccino
Sputnik è esattamente la stessa cosa: una magistrale, geniale PsyOps russa.
Intendiamoci Sputnik esiste e
sono pure sicuro che sia buon vaccino, i Russi, ripeto, non sono secondi a
nessuno in certi campi, semplicemente non ce ne è.
Se leggete i proclami, Sputnik ha
ordini per più di 700 milioni di dosi ed è stato esportato in 50 paesi, ma al
solito i numeri, se uno va a vederseli raccontano una storia ben diversa:
Sputnik, viene prodotto con il contagocce rispetto ad altri vaccini e le
consegne effettuate con tutta questa grancassa propagandistica sono in dosi
omeopatiche. Una occasione per fotografare una bella scatola con caratteri
cirillici e poco altro.
Fonti ufficiali russe prevedevano una produzione di 36 milioni di dosi entro fine marzo, ma i dati, sempre russi e sempre ufficiali, di poco più di 10 milioni di dosi prodotte a inizio mese, (e gli annunci di ritardi nelle consegne promesse ad Argentina e Brasile) indicavano già una prospettiva ben diversa.
Basta confrontare questi numeri
con i 200 milioni della produzione cinese, i 150 di quella americana o i
100/120 di quella europea, per non parlare dei 40/50 milioni di dosi prodotte
in India (su licenza AstraZeneca), per rendersi conto di cosa stiamo parlando.
Quasi il nulla.
Al momento un solo sito straniero
sta realmente producendo lo Sputnik, in Corea del Sud, per, fate attenzione, soddisfare
i fabbisogni domestici russi. Basta guardare i numeri delle vaccinazioni in
Russia (pari a quelle italiane e di gran lunga inferiori a quelle tedesche e addirittura
a quelle turche o indonesiane), per capire come dalla Russia non possa venire
nessun aiuto concreto in fatto di numeri.
Sfruttando abilmente però giornalisti in cerca di scoop, politicanti in cerca di visibilità e le inevitabili masse di utili idioti, la Russia può continuare a proporre il vaccino a tutti, fate ben attenzione alla parole, “proporre”, ma senza chiudere niente di sostanziale. Per la semplice ragione che la Russia NON ha vaccini da fornire a terzi. L’unica possibilità e attivare produzioni locali, tanto ci vogliono mesi per poterle avviare (come hanno scoperto a loro spese i Brasiliani).
Putin sa bene che la sua arma
propagandistica migliore non è il vaccino, è la mancanza del vaccino. Quello
che sta vendendo, magistralmente, non è l’aiuto della Russia, ma l’idea che la
Russia voglia aiutare, ma ci sia un complotto per impedirlo.
In definitiva un genio, che
sfruttando al meglio le limitate risorse di quella che è, ormai una potenza di
secondo rango, riesce mantenere una politica internazionale di livello globale.
Commenti