Regina di tutti i
Poteri
Sfolgorante di luce
chiara
Donna vestita di luce
Il cielo e la terra
sono i tuoi indumenti
Tu sei l'eletta, la
santificata.
Oh tu grandiosa per
le tue doti
Coronata dalla tua
immensa bontà.
Sono versi potenti che risuonano tutt’ora in armonia con lo
spirito di molti di noi, ma non sono una preghiera mariana. Sono versi antichi,
molto antichi, quando venero scritti quasi 4.500 anni fa, le Piramidi erano
ancora giovani. E sono dedicata a Inanna, la dea Sumera dell’Amore e della
guerra, meglio conosciuta col nome Babilonese di Ishtar, o quello greco di
Astarte.
Ma hanno anche un'altra particolarità unica. Sappiamo chi
l’ha scritti. Esistono testi e poesie ancora più antichi, ma questi sono i
primi per i quali ci è pervenuto il nome dell’autore.
Lei si chiamava Enheduanna, lei, perché si trattava di una
donnaa. Il primo poeta conosciuto era una poetessa.
Perdi più di lei non abbiamo solo queste righe, anzi una discreta collezione delle sue opere si è salvata e ci permette di sapere parecchie cose si la prima autrice conosciuta.
Non era una donna comune, Enheduanna: era la Grande
Sacerdotessa dello ziggurat di Ur dedicato a Nanna Sin il dio della Luna Sumero,
lei era l’incarnazione terrena di Innana la sua sposa divina. Soprattutto, era
l’unica figlia femmina di Sargon di Akkad.
Sargon era un tipetto su cui si sono scritti molti libri, ha
il primato (non so quanto sia un merito) di essere passato alla storia come il
primo grande conquistatore, il primo ad aver provato a creare una ideologia
imperiale.
Come cantano altri poeti, loro anonimi:
Sargon, re di Akkad,
procuratore di Ishtar, re di Kish, unto di Anum, re del paese, principe di
Enlil. Egli ha sottomesso Uruk e distrutto le sue mura. Ha incrociato le armi
con l’uomo di Uruk ed ha raggiunto la vittoria: ha incrociato le armi con
Lugalzaggisi, re di Uruk, lo ha catturato e lo ha condotto in catene alla Porta
di Enlil.
Sargon, re del paese:
Enlil non gli ha dato un uomo suo pari.
Enlil gli ha dato (la
sovranità) dal Mare Superiore al Mare Inferiore; dal Mare Inferiore i figli di
Akkad hanno il governo. L’uomo di Mari e l’uomo di Elam stanno di fronte a
Sargon, re del paese.
Sargon aveva però una particolarità, non era un Sumero, era
uno straniero, che parlava una lingua semitica l’Accadico, un popolo barbaro e
guerresco, secondo i civilizzati e urbanizzati Sumeri, ma che era una ottima
fonte di soldati mercenari.
Instaurato il suo potere e creata una dinastia che sarebbe
sopravvissuta più di un secolo, Sargon aveva bisogno una nuova ideologia del
potere che andasse oltre quelle delle città stato sumere e giustificasse il suo
potere “imperiale” su popoli diversi per lingua, razza e divinità.
Se da una parte fece ricamare dai poeti di corte una raffinata
leggenda sulle sue organi reali e semidivine (era figlio di una principessa e
di un dio, ma venne abbandonato in una cesta sull’Eufrate e raccolto da un
semplice pescatore che lo allevò parcamente prima che gli venissero rivelate le
sue vere origini. Ricorda qualcosa?), una delle altre mosse fu nominare sua
figlia Enheduanna Gran Sacerdotessa del principale dio Sumero, che tra i Sumeri
si trovava pur sempre la base demografica e fiscale del suo regno e non è un
caso che la principessa accadica componesse in sumero, la vecchia lingua sacra.
Quello di Enheduanna era vissuto come di un vero matrimonio
dinastico che univa la famiglia regnante sulla terra alla famiglia divina, la
principessa nel suo ruolo di incarnazione di Innana, diventava la nuova sposa
del dio, il che legittimava ulteriormente il potere del padre.
I versi di Enheduanna ci danno la misura della sua devozione
agli Dei e alla dinastia fondata da suo padre. Capisce perfettamente quanto sia
importante il suo ruolo e il suo impegno politico religioso e fu non solo
testimone letteraria, ma direttamente protagonista della storia dei suoi tempi.
Quando il sud del paese si insorse al dominio di Akkad e il
ribelle Lugalanne conquistò Ur fu costretta all’esilio, o forse alla fuga,
per non dover legittimare il ribelle e lo racconta con versi carichi di
emozione.
...Io, colei che
qualche volta si sentì trionfante
fui scacciata dal
santuario,
come una rondine
mi fecero volare via
dalla finestra,
e la mia vita si
consumò...
Ma poté al fine tornare al suo
tempio e al suo sposo divino, celebrando gli dèi che avevano concesso la
vittoria al suo potente padre:
La più grande signora
nello splendore della sala del trono
ha accettato le sue
offerte
Nel cuore di Inanna è
stata restaurata
Il giorno fu
favorevole con lei,
era vestita per far
risaltare la sua bellezza,
era vestita
sontuosamente come una Signora
Come luce di luna
crescente, era abbigliata
Quando Inanna apparve
in questa visione
tutti benedissero a
Ningal, la madre di Inanna
Tutti i celesti
gridarono "Salve"...
Enheduanna continuerà a scrivere e a servire gli Dei fino
alla morte, anche se dopo la scomparsa del padre Sargon nei suoi versi si
inizia a notare una nota di malinconia e di cupezza, il regno non è più in
pace, i nemici e i traditori si fanno arditi, i suoi stessi fratelli si
affrontano e si uccidono tra di loro per conquistare il trono.
Enheduanna non venne dimenticata, seguendo il suo esempio per
i secoli successivi il ruolo di Gran Sacerdotessa Nanna Sin fu occupato da
principesse di sangue reale, riproponendo la dinamica dell’unione dinastica con
gli Dèi, ma soprattutto i suoi versi le donarono l’immortalità.
Divennero un vero classico letterario ed entrarono tra i
testi fondamentale del curriculum per l’educazione dei nuovi scribi, la
cosiddetta Decade Sumera.
Per duemila anni, nuove tavolette vennero pazientemente
vergate dagli studenti copiando, o scrivendo sotto dettatura, quei versi
antichi, nell’originale sumero o in traduzioni accadiche, babilonesi o assire.
Cadde nell’oblio solo dopo il V secolo avanti cristo, con la
caduta di Ninive e della grande biblioteca reale di Assurbanipal, furono gli
scavi archeologici di inizio Novecento che riportarono alla luce tutte quelle
decine se non centinaia di tavolette compilate da tanti volenterosi studenti in
lungo e in largo per la Mesopotamia a permetterci di riscoprirla.
Al di là della leggenda, in verità esiste un dibattito
piuttosto acceso sulla paternità delle sue opere. Le copie più antiche dei suoi
lavori risalgono ad almeno 600/700 anni dopo la sua morte e alcuni dei versi
che gli sono tradizionalmente attribuiti sembrerebbero far riferimento a fatti
sicuramente successivi al suo possibile arco di vita, il che fa sospettare che
probabilmente siano almeno in parte degli apocrifi, oppure, come altri studiosi
sostengono, il suo nome Enheduanna divenne un titolo usato anche per altre
sacerdotesse successive che coprirono lo stesso ruolo e quindi quei versi sono
in verità stati scritti da autrici diverse in epoche diverse.
Il dibattito continua, ma tutti concordano che questa donna
straordinaria, Principessa, Sacerdotessa, Poetessa esistette realmente ed il
primo scrittore di cui la storia ci ha tramandato il nome.
PS ma non è finita qui, Enheduanna non è solo il primo
autore letterario di cui conosciamo il nome, ma anche il primo di cui abbiamo
una raffigurazione. Quello che vedete è il cosidetto Disco di Enheduanna, una piccolo
disco di gesso di poco pià di 25 cm, su un lato rappresenta un sacrificio, con
una sacerdotessa riccamente abbigliata accompagnata da altri celebranti seminudi
e sul retro riporta la chiara iscrizione sumera:
Enheduanna, la sacerdotessa di (zirru), sposa del divino
Nanna, figlia di Sargon, Re del mondo….
NB se volete sapere qualcosa di più su Sargon e sul suo
impero vi consiglio i video di Nelle Nebbie del Tempo - con Sara, istruttivi e
divertenti. Iniziate da qui.
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