Provo a fare un aggiornamento della situazione del conflitto Ucraino, semplice e per non addetti ai lavori
Situazione militare
Come ho scritto nei miei precedenti pezzi, la situazione militare era in stallo e quindi lo sforzo dei due contendenti di sarebbe concentrato nel tentare di riprendere l’iniziativa, in queste settimane stiamo quindi assistendo al tentativo russo.
Abbiamo sostanzialmente tre fronti attivi: Donbass, Mairupol, Cherson/Mycolaiv
Donbass: questo è il fronte principale su cui i Russi hanno spostato il grosso delle loro forze per ottenere una vittoria.
Tutti gli analisti ritenevano probabile un tentativo di chiudere una tenaglia partendo da Zaporizhzhia a sud e Izyum a Nord da chiudere all’altezza di Dnipro per accerchiare il grosso dell’esercito ucraino e annientarlo. Una manovra degna degli eredi Zhukov.
Non è stato fatto nulla del genere. Il lato meridionale dell’attacco non è mai partito, mentre sul fronte nord i Russi si sono limitati a una strategia molto più semplice, se non rozza: aumentare la pressione con attacchi e bombardamenti su tutta la linea del fronte sperando di causare uno sfondamento da sfruttare con le riserve.
Fino ad ora questo tentativo è fallito e le truppe ucraine pur costrette a ritirarsi, molto lentamente, vista la pressione, hanno retto. A questo punto, rimane da vedere cosa si esaurirà prima: la resistenza ucraina o la spinta russa. Quale sia la reale situazione delle forze in campo è impossibile dirlo, forse lo sanno i due comandanti in campo… ma non ci scommetterei.
Mariupol: dopo aver dichiarato almeno 10 volte nell’ultimo mese che la città era stata “liberata” e pacificata, i Russi hanno annunciato che avrebbero abbandonato i tentativi di conquistare la Azovstal dove sono asseragliati i difensori ucraini e li avrebbero presi per fame. Ovviamente gli attacchi sono continuati appoggiati da bombardamenti a tappeto, ma al momento senza risultati. Col risultato che finché la resistenza continua una grossa aliquota di truppe russe rimane bloccata in città
Cherson/Mycolaiv: su questo fronte invece ci aspettava un contrattacco ucraino. Che non c’è stato, oppure è semplicemente fallito ancora prima di partire. I Russi hanno consolidato e fortificato le loro posizioni. Si registra comunque una intensa attività di guerriglia nei territori occupati.
Nota sulla Transnistria. Se qualcuno vi dice che sa cosa succedendo sta mentendo…. Non si capisce realmente nulla dei piani russi che sembrano privi di qualsiasi logica. L’apertura di un fronte “occidentale” potrebbe distrarre forze ucraine da altre aree e creare confusione in Moldavia, ma vista la scarsità e la bassa qualità delle truppe a disposizione la mancanza di profondità della transnistria stessa (è una striscia di 20/30 km di profondità massima senza nessun ostacolo fisico dal lato ucraino) sarebbe un suicidio.
Si è parlato di un possibile sbarco di supporto russo in Dobrugia… ritengo che lo Stato Maggiore ucraino stia pregando che i Russi ci provino davvero: l’ennesimo sbarco non appoggiato dal lato terrestre e senza supporto aereo sarebbe quasi sicuramente l’ennesimo massacro di forze speciale russe.
Altro: I Russi stanno continuando le loro azioni di bombardamento, ma senza nessuna reale continuità, il loro effetto è sicuramente terroristico e psicologico, ma il loro effetto nell’ostacolare la logistica ucraina a parte nelle aree attigue al fronte, o l’arrivo di rifornimenti occidentali sembra minimo.
Situazione diplomatico internazionale.
I russi hanno di nuovo proclamato un cambiamento degli obiettivi, aggiungendo la conquista di Odessa e della costa ucraina per collegarsi ai territori secessionisti Transnistria. Questo a tutto gli effetti comporterebbe che dopo l’Ucraina dovrebbero iniziare una nuova “operazione speciale” per denazificare la Repubblica di Moldavia.
Visto la situazione sul campo, sembra un “tiro un po’ lungo” che sembra poco sostenibile militarmente. Forse il tentativo è di aprire un nuovo fronte sacrificando la Transinistria pur di distrarre truppe ucraine ad occidente.
Sul lato nord, malgrado, o forse proprio a causa, le nuove minacciose dichiarazioni russe, Svezia e Finlandia stanno entrambe procedendo con la richiesta di entrare nella NATO. Che molto probabilmente arriverà con procedura semplificata. Indubbiamente un grave fallimento della strategia russa
Sembrerebbe che i membri centro asiatici della CSTO (Kazakistan, Kirigisistan e Tagikistan), malgrado siano formalmente alleati della Russia, abbiano rifiutato le richieste di aiuto militare da parte di Mosca e hanno rifiutato di riconoscere le “repubbliche” separatiste del Donbass. Il risultato è stato che Soloyev in diretta televisiva ha avvisato il Kazikastan che finito di “sistemare” l’Ucraina potrebbe toccare a loro.
In questa analisi direi che merita un posto anche il risultato delle presidenziali francesi, che ha visto la sconfitta della Le Pen che avrebbe molto probabilmente provato a rompere il fronte anti russo
Un po’ più lontano dal fronte va notato come l’India stia iniziando a incassare i dividendi della sua classica politica di equidistanza: dopo aver ottenuto ottime forniture di petrolio russo a prezzi stracciati, sta ora festeggiando le dichiarazioni di Blinken che sostiene che gli USA dovrebbe “semplificare” e “velocizzare” gli acquisti indiani di armamenti e materiali strategici.
Situazione Economica
Le sanzioni stanno avendo un effetto distruttivo sull’economia russa. Non si tratta di propaganda occidentale, ma di dichiarazioni ufficiali del Governatore della Banca Centrale Russa e i report del ministero dell’economia.
Le stesse stime ufficiali russe (e quindi sicuramente conservative) danno una economia in calo dal 9 al 12% stante le attuali condizioni e senza peggioramenti delle sanzioni. L’inflazione tendenziale viene stimate a più del 20% e in crescita, malgrado la banca centrale tenga i tassi a quasi il 20% e sia impegnata allo stremo a reggere il cambio del rublo, per ragioni di prestigio e per impedire una ulteriore fiammata di inflazione importata.
Il governatore della Banca Centrale ha precisato che le azioni intraprese hanno finora limitato gli effetti delle sanzioni ai mercati finanziari, ma che non potranno proteggere ancora a lungo l’economia reale.
Ha sottolineato come le sanzioni hanno rotto le catene di approvvigionamento russe e con l’esaurimento delle riserve strategiche disponibili le produzioni interne andranno in crisi costringendo ad una loro revisione e ad arretrare la produzione a standard tecnologici meno evoluti ma sostenibili con quanto disponibile internamente.
La Cina, che rimane attendista sul lato diplomatico, sembra esserlo anche su quello economico, i progetti di integrazione bancaria non sono ancora realmente partiti, mentre numerose aziende cinese (Huawei per esempio) sono uscite dal mercato russo, temendo di essere colpite da sanzioni occidentali.
Il governo cinese ha ovviamente sufficiente forza di indirizzo di far cambiare queste politiche commerciali, ma è cosciente che istigare una guerra commerciale con l’occidente per sostenere il mercato russo avrebbe effetti drammatici su una crescita economica già in crisi per il ritorno del covid.
Un discorso a parte meritano due argomenti “caldi”.
I pagamenti dei bond con cui la Russia ha evitato in zona cesarini il default tecnico. Malgrado gli spin propagandistici filorussi si tratta di un grave sconfitta finanziaria per Putin. Visto che i paesi occidentali avevano bloccato i fondi in valuta forte detenuti sulle loro piazze, la Russia aveva offerto il pagamento in rubli, che è stato rifiutato. Dopo varie minacce senza effetto i Russi si sono arresi e hanno dovuto effettuare il pagamento nelle valute contrattuali usando le riserve ancora disponibili in paesi che non li stanno sanzionando (probabilmente su banche cinesi), sottraendo fondi (circa mezzo miliardo di dollari) dalle riserve di emergenza. Il valore dei bond russi è lievemente risalito ma si mantiene su valutazioni che prevedono prima o poi un default.
Pagamento in rubli del gas. Dopo un primo tentativo fallito di fine marzo la Russia ha rilanciato la richiesta di essere pagata in rubli sostenuta questa volta dal blocco delle forniture verso Polonia e Bulgaria. Blocchi con effetti molto scarsi, ma funzionali come minaccia.
La modalità di pagamento del gas in Rubli o Euro non ha in realtà NESSUNA influenza economica pratica, non cambia nulla. Il tentativo russo è quello di riuscire a provocare una rottura formale della lettera delle sanzioni, per potersela rivendere e magari avere una frattura da allargare.
Questa di battaglia è ancora in corso e ha risvolti molto interessanti, addirittura divertenti, dal punto di vista finanziario e legale (ma sono troppo lunghi per affrontarli qui) e vedremo come si concluderà e con quali costi per partecipanti.
Si stima che in caso di interruzione delle forniture di gas l’Europa, anche grazie alla stagione estiva, avrebbe circa 6 mesi di autonomia prima di iniziare ad avere problemi, ma che la Russia potrebbe andare in crisi di liquidità anche in sole 6/7 settimane.
Conclusioni
Putin, come promesso, dovrà dare qualche annuncio magniloquente il 9 maggio in occasione della celebrazione della vittoria della Seconda Guerra Mondiale.
Molto probabilmente contava di annunciare una qualche vittoria, ma dato che questa continua a sfuggirgli dovrà ripiegare su altro. L’ipotesi più accreditata è l’annuncio di una mobilitazione generale e il cambio d narrativa da “Operazione Speciale” a, finalmente, “guerra”.
La mobilitazione generale non è però una panacea ai problemi russi, anzi. Sicuramente permetterà di reclutare nuova carne da cannone da inviare al macello sul fronte, ma in una società moderna e industriale come è quella russa avrà l’effetto di disarticolare ulteriormente l’economia e la produzione, e la guerra si fa sempre con soldi.
Tutto ciò mentre lo sforzo bellico ucraino gode dei rifornimenti occidentali.
Si tratta di una mossa disperata che dà un possibile vantaggio nel medio periodo, ma con ulteriori danni sul lungo, soprattutto rende ancora più difficile, se non impossibile per il regime di fare passi indietro o di raggiungere un compromesso.
In questa situazione sembra improbabile che ci possa essere una qualsiasi speranza di soluzione diplomatica.
Purtroppo, siamo ancora molto lontani dalla fine di questa guerra.
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