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La guerra in Ucraina. 86° Giorno. 21 maggio 2022.

 Finito lo shadowban impostomi da Facebook, torno a fare un, spero, breve punto della situazione.






Situazione militare

A valle della ritirata dei Russi da Kyiv e Kharkiv, rimangono sostanzialmente quattro fronti attivi: il Donbass, Mariupol, Zaporizhia nel sud e Kherson lungo la costa.

Donbass

È l’unico fronte in cui i Russi stanno mantenendo un atteggiamento offensivo. Come già dicevo nel mio precedente punto della situazione i Russi hanno comunque rinunciato ai tentativi di vincere la guerra in maniera “manovrata” con uno sfondamento del fronte e accerchiamento di grosse aliquote ucraine e si sono ridimensionati su obiettivi tattici via via più modesti.

Sono passati ad una strategia di attrito cercando con una serie di attacchi a testa bassa di aprire dei varchi nelle linee ucraine, con vario successo e comunque sempre un alto tasso di perdite. Attualmente l’ennesimo attacco sta avendo come direttrice la città di Popasna e avrebbe come obbiettivo investire le retrovie del fronte ucraino che difende la città di Severodonetsk (in questa guerra, bisogna dirlo, la toponomastica non aiuta a fare chiarezza).

Questo attacco sembra stia avendo un discreto successo. Probabilmente per tre principali ragioni:

1- I Russi sembrano stiano finalmente mettendo a frutto l’esperienza dei mesi precedenti, avanzano lentamente con cautela, evitando di espugnare ogni caposaldo ucraino, preferendo aggirarli.

2- Su Popasna convergono buone linee ferroviarie e questo facilita la logistica e i rifornimenti che sono il punto debole russo in questa guerra.

3- Inutile nasconderselo, gli Ucraini sono facilitati dall’essere sulla difensiva e di avere ovviamente una motivazione e un morale molto più alto, ma dopo oltre due mesi di guerra anche le loro truppe sono esauste, hanno subito gravi perdite e hanno problemi di rifornimento.

Se l’operazione russa dovesse riuscire, un buon numero di truppe ucraine rischierebbe di essere accerchiato dentro Severodonetsk che se non verrà abbandonata rischia di diventare la nuova Mariupol per i prossimi mesi.

Mariuopol.

Sembrerebbe che l’assedio sia finalmente finito e che la città sia pienamente sotto il controllo russo. Dico sembrerebbe perché le notizie sono confuse e i numeri non tornano. Lo Stato Maggiore Ucraino ha dato l’ordine di resa e i Russi sostengono di aver “catturato” tutti i combattenti nemici. Ma.

1- I numeri dei prigionieri dichiarati dai russi sono molto superiori di quelli in possesso della Croce Rossa Internazionale

2- Negli scorsi giorni si ha notizia di ulteriori bombardamenti e combattimenti nell’area dell’Azovstal

Quindi?

1- Le differenze numeriche sono dovute ad errori e ritardati aggiornamenti e saranno quadrate nei prossimi giorni e la resistenza è davvero cessata.

2- Dei nuclei di “irriducibili” sono ancora asserragliati nell’acciaieria

3- Parte degli Ucraini sono riusciti in qualche modo ad “esfiltrare”.

4- Gli Ucraini assediati erano in realtà molti meno di quanto sempre dichiarato e sono riusciti, miracolosamente a bloccare per due mesi un numero di truppe russe dieci volte superiore!

Vedremo.

Rimane il nodo del trattamento di questi prigionieri di guerra e capire se i Russi rispetteranno la convezione di Ginevra. Personalmente sono pessimista.

Fonti russe hanno dichiarato che più del 60% della Mariupol “liberata” è completamente distrutta e che gli impianti Azovstal non sono recuperabili e saranno demoliti e trasformati in un “Resort Turistico”. Siamo ormai al circo.

Zaporizhia e Kherson

In questa zona i Russi sono passati totalmente sulla difensiva, fortificando le loro posizioni. 

Su Kherson ci sono informazioni di vari scontri e il fronte si muove avanti indietro con alterne fortune. 

Su Zaporizhia si ha invece notizia di un tentativo di contrattacco ucraino, fallito con gravi perdite.


In sintesi: I Russi hanno ridotto di molto i loro obiettivi e si sono convertiti ad una guerra di attrito. 

Bisognerà vedere quanta forza hanno i due contendenti per reggere un simile scenario e per quanto tempo.


Situazione Economica

Le sanzioni continuano a funzionare, ma ovviamente sono una soluzione di lungo periodo che non deciderà la guerra in se stessa, ma piuttosto da delle carte di scambio per una eventuale pace.

L’import e l’export russo è crollato anche verso paesi “amici” (per esempio l’export verso la Cina è diminuito del 28% rispetto al 2021, che era già un anno depresso dalla pandemia).

Come previsto dalle stesse fonti economiche russe e in particolare da un discorso del Governatore della Banca Centrale Russa, è iniziato il downgrade tecnologico e produttivo dell’industria russa.

La Lada, che, ad aprile, aveva già interrotto la produzione di modelli con il cambio automatico per mancanza di componenti, ha annunciato anche il downgrade dei modelli per l’impossibilità di dotarli di ABS, airbag, pretensionatori delle cinture e marmitte catalitiche, mentre si sono avviati “colloqui” per ottenere una piattaforma cinese per un nuovo modello di “auto nazionale”.

Si tratta di segnali poco incoraggianti per le capacità industriali russe a cui si aggiunge in campo militare un certo allarme per gli utilizzatori internazionali di aerei da combattimento russi. Sembra ci siano infatti problemi nella fornitura di pezzi di ricambio per i motori NPO Saturn che li equipaggiano. La cosa è particolarmente preoccupante per la Cina, la cui aereonautica militare è dotata per più del 40% di motori russi.

Continua invece la telenovela del “pagamenti in rubli”, ma su questo farò a breve un apposito post della serie “Tutto quello che Orsini non vi dice”.

In sintesi: rubli, dollari, euro o copechi, nella pratica non cambia nulla. Il problema vero è che comprando il gas continuiamo a finanziare l’invasione russa.

Dall’altro lato non dobbiamo però dimenticare che se la Russia piange l’Ucraina non ride. La sua economia al momento è praticamente distrutta e si regge principalmente sugli aiuti occidentali.


Situazione Diplomatica

Alcuni giorni fa si è tenuto a Mosca con grande pompa un meeting del CSTO, l’alleanza militare a guida russa dei paesi ex sovietici. A parte le grandi dichiarazioni ufficiali di amicizia, è stato un nulla di fatto e gli “alleati” hanno continuato a negare a Mosca truppe, armamenti o supporto economico.

I vari capi di stato sono tutti tornati a casa, apparentemente in buona salute.

Nel contempo, dal lato occidentale Finlandia e Svezia hanno ufficializzato la loro richiesta di entrata nella NATO. In contemporanea è iniziato il tricktrack di varie nazioni minori che stanno approfittando dell’occasione per portare all’incasso il loro diritto di veto, per ottenere dei favori.

Unica vera incognita la Turchia di Erdogan che potrebbe realmente alzare il prezzo del suo consenso.

Situazione particolare e degna di attenzione a cavallo tra diplomazia ed economica è il blocco delle esportazioni di grano.

Se non si troverà un modo per sbloccare il grano fermo in Ucraina (o aprendo una improbabile linea di navigazione sicura, o trasportandolo fino a Costanza o Burgas e imbarcandolo lì) avremo a breve una crisi alimentare che potrebbe travolgere il già precario equilibrio di molto paesi del terzo mondo.


Conclusioni

Il fatidico 9 maggio è passato e la Sfilata della Vittoria sulla Piazza Rossa non ha portato né nuove vittorie né nuove notizie

La guerra è ancora tutt’altro che decisa, non si fermerà a breve e bisognerà vedere la capacità di resistenza nei prossimi mesi dei contendenti.

La Russia continuerà a mantenere la sua pressione o sarà l’Ucraina mano che gli arriveranno gli aiuti occidentali a prendere l’iniziativa e passare al contrattacco?

La maggior parte degli analisti propende per la seconda ipotesi: che la Russia a breve raggiungerà il culmine (termine Klausewitziano mutuato da tutti i “web-strateghi”) della sua offensiva e l’iniziativa passerà sempre più in mano Ucraina. 

Prospettiva? A Putin la vittoria che si immaginava è ormai sfuggita di mano in maniera definitiva e deve cercare una via di uscita.

Ma questo è un altro discorso, molto lungo. Per un altra volta


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