Ha come protagonista Kate Winslet (quella di Titanic, per capirci) che, non più fanciulla in fiore, dà una notevole dimostrazione di capacità recitative interpretando alla grande Elena la Amata Cancelliera di un anonimo paese dell’Europa Centro Orientale.
Sono sei piacevoli puntate di humor nero, con sprazzi di psichedelica allucinazione che ci fanno seguire la vita di Elena,
questa…questa…. questa psicopatica ipocondriaca, che ha ereditato il potere più o meno assoluto dal padre (Fondatore della Patria, alla cui salma mummificata è conservata in un mausoleo la protagonista Elena parla con lunghi monologhi).
Elena governa il paese con pugno di ferro, godendosi il lusso più sfrenato in un enorme palazzo presidenziale e arricchendo i suoi conti cifrati in Svizzera, una vita felice e “abbastanza” tranquilla per lei e per il grasso cerchio magico che la circonda.
Fino a che questo equilibrio viene disturbato dall’entrata in scena di un rozzo soldato, soprannominato “il macellaio” per aver partecipato alla cruenta repressione di alcune proteste popolari, sarà lui il nuovo incaricato di controllare la qualità dell’aria respirata dalla Cancelliera paranoide.
Ma non si limiterà a questo, il Macellaio sfruttando con rozza malizia le fragilità psichiche della Cancelliera, la dominerà legandola a sé e trasformandosi in una specie di Rasputin.
Tra intrighi di corte per abbatterlo, politiche fuori di senno e soprattutto, tanta tanta violenza, la situazione scivolerà fuori controllo fino… a voi scoprirlo e la conclusione non vi deluderà. Si tratta di solo sei puntate splendidamente autoconclusiva (percui non si corre il rischio di veder maciullate trame, personaggi e idee per cavar soldi da infinite nuove serie).
Interessante, affascinante è il tratteggio del funzionamento di un regime autoritario, che trae evidentemente ispirazione dall’estetica dei Ceausescu.
La megalomania e il delirio di potenza di Elena, unito al suo bisogno di sentirsi “amata” dal popolo che opprime, la bolla di falsità dorate che la circonda e che nessuno riesce a rompere. L’uso dei media e della sfrontata distorsione della realtà.
Piacevoli i richiami a tutti i topos tipici dei regimi dittatoriali
Immancabili richiami revanchisti con la riunificazione coi “fratelli separati” del “Corridoio di Faben” che, ovviamente, non sarà “invaso”, ma di cui verrà semplicemente accolto il grido di dolore e siprovvederà liberare un popolo oppresso….
La fiera battaglia antiglobalista contro l’Amerika e l’Occidente che sfruttano e non portano il dovuto rispetto. Con conseguenti disperati e fallimentari tentativi di sostituire gli odiati predatori kapitalista con i Cinesi altrettanto capitalisti.
I richiami mitici alla storia ancestrale della nazione e alla sua unità etnica e religiosa (con adeguata reliquia del primo missionario cristiano miracolosamente ritrovata a Feben a testimonianza dell’appoggio divino alla riunificazione… ricorda qualcosa?).
Insomma, un pacchetto ben costruito, ma con qualche difetto che si fa notare.
Il primo, di trama, è legata a ad alcuni archi narrativi veramente sfruttati male, il secondo è invece è dovuta alla ormai insopportabile mania inclusivista woke di certe produzioni americane….
Siamo in un etnostato nazionalista dell’Europa centro orientale sotto una dittatura altrettanto nazionalista.. che cavolo c’entrano gli equilibri multietnici del casting con comparse di colore o asiatiche tra la folla? Magari vestite in costume tradizionale pseudobaverese? Ma cribbio…..
Ma a parte questo vedetelo vi farà ridere, tristemente, perché riflette bene la follia di tanti.
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