I piloti militari sono tutti un po' sboroni, ma quelli del SR71 erano fuori misura come l'aereo che pilotavano. C’è un libro bellissimo che li racconta: “Sled Driver : Flying the World’s Fastest Jet” scritto proprio da uno di loro Brian Schul. Tra i vari aneddoti “larger than life”, direbbero gli Americani, che racconta il più famoso e molto diffuso su internet è quello intitolato “The Ultimate Speed Check".
Purtroppo il libro, mai tradotto in italiano è rintracciabile solo come usato (spesso a costi esorbitanti) e secondo me le traduzioni italiane che girano su internet non rendono giustizia: Shul oltre a essere un grande pilota scrive pure bene.
Quindi per tutti quelli che non conoscono abbastanza inglese per leggersi l'originale qui:
mi sono permesso di tradurla in maniera migliore.
Testo originale e copyright di Brian Shul, traduzione mia.
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C’erano molte cose che su un SR 71 non si possono fare, ma di sicuro eravamo i più veloci sulla piazza ed era una soddisfazione farlo notare. La gente mi chiede se pilotare un SR 71 era divertente. “Divertente” non è la prima parola che mi viene in mente parlando del SR 71. “Intenso”, forse. “Cerebrale” va meglio. Ma c’è stato un giorno in cui ce la siamo veramente goduta ad essere i più veloci!
Successe durante l’ultima missione di addestramento con Walt. Ci servivano 100 ore di volo per diventare “Mission Ready”. Da qualche parte sopra il Colorado avevamo appena raggiunto l’obbiettivo, avevamo virato sull’Arizona, e l’aereo andava perfettamente. Tutti gli indicatori andavano alla perfezione e ci sentivamo entrambi molto soddisfatti di noi stessi, non solo perché molto presto avremmo iniziato a voltare vere missioni operative, ma anche perché avevamo conosciuto molto bene il nostro aeroplano negli ultimi 10 mesi. Stavamo sfrecciando 80.000 piedi sopra il deserto e potevo già intravedere la costa della California, finalmente dopo tanti duri mesi di studio e di simulatori avevo il controllo di questa macchina.
Mi sentivo un po’ dispiaciuto per Walter, sul sedile posteriore. Da dove era seduto non aveva una buona vista di quello spettacolo incredibile, impegnato a controllare quattro radio. Era un buon allenamento per lui, per quando avremmo iniziato a fare vere missioni, quando un messaggio di emergenza dal controllo missione può essere vitale. Era stato difficile per me cedere il controllo delle trasmissioni, durante tutta la mia carriera avevo fatto tutto da solo. Ma questa era parte della divisione dei compiti su questo aeroplano e mi ero adattato. Insistevo cmq a parlare alla radio quanto eravamo a terra. Walt era molto bravo, ma non poteva eguagliare la mia esperienza nel parlare alla radio in maniera “fica”, era una esperienza accumulata durante anni di esperienza sui caccia, dove scontavi anche la minima comunicazione fuori tono. Lui lo capiva e mi concedeva questo favore.
Tanto per capire cosa stava facendo Walt, accesi anche la mia radio e iniziai a seguire la varie trasmissioni. Le comunicazioni erano per lo più dal e per il Controllo di Los Angeles, che controllava il traffico aereo del settore, molto sotto di noi. Eravamo nei loro radar (anche se per poco), ma eravamo fuori dal loro spazio di controllo e di prassi non avevamo ragione di parlare con loro, sempre non dovessimo scendere a una quota frequentata.
Dalla radio arrivò la voce insicura di un piccolo Cessna che chiedeva al controllo una verifica della sua velocità rispetto al suolo, Il controllo replicò “ November Charlie 175, la vostra velocità rispetto al suolo è di 90 nodi.”
C’è una cosa che dovete sapere dei Centri di Controllo, sia che stiano parlando con allievo pilota su un Cessna o all’Air Force One, usano sempre lo stesso tono di voce: calmo, profondo e professionale, un tono di voce che ti fa sentire importante. La chiamo la voce dell’”Houston Center”.
Penso che dopo tutti quei documentari sul programma spaziale e sentendo quella voce calma inconfondibile del centro controllo della NASA, tutti gli altri controllori di volo volessero imitarli e suonare uguali. In qualunque parte del paese ti trovavi a volare, sembrava di parlare sempre con la stessa persona. Era diventato un suono confortante per i piloti. Alla stessa maniera, nel corso degli anni, tutti i piloti avevano iniziato a dare del loro meglio per sembrare Chuck Yeager, o almeno John Wayne, quando parlavano al microfono, Meglio morire che suonare male sulla radio.
Un attimo dopo la richiesta del Cessna, un Twin Beech apparve sulla sequenza, chiedendo anche lui, con un chiaro tono di superiorità la velocità rispetto al suolo. “Vi vediamo a 125 nodi rispetto al suolo”. Ragazzi, il pilota del Beechcraft doveva aver pensato di aver davvero stracciato il suo fratellino piccolo del Cessna. Senza preavviso si mise in mezzo il pilota di un F18 della marina, proveniente da NAS Leemore. Si capiva al volo che era uno della marina perché suonava molto cool alla radio: “Controllo, Dusty 52 chiede verifica velocità”. Prima che Controllo rispondesse mi chiesi il perché di quella domanda, Dusty 52 aveva un indicatore della velocità rispetto al suolo sul suo cockpit da un milione di dollari. Poi capii: Dusty vuole far capire ad ogni frullino da Mount Whitney fino al Mojave cosa significa velocità. È il più veloce sulla piazza oggi, e vuol essere sicuro che tutti sappiano quanto si sta divertendo sul suo Hornet. La risposta arrivo con la solita voce calma, senza emozioni: “Dusty 52, la vostra velocità è di 620 rispetto al suolo.”
La situazione era perfetta! La mia mano scattò al pulsante del microfono, dovetti farmi forza per fermarmi: era Walt ad avere l controllo delle trasmissioni. Ma andava fatto! In pochi istanti saremmo usciti dal settore, e quella magnifica opportunità sarebbe svanita. Quell’Hornet doveva morire e morire adesso! Riflettei sul nostro allenamento sul simulatore, e come era importante che fossimo diventati un equipaggio affiatato, sapevo che aprire la radio ora avrebbe distrutto tutto quel lavoro e quella fiducia.
13 miglia sopra l’Arizona, un pilota stava urlando disperato dentro l’elmetto della sua tuta spaziale. Poi lo sentii, il click del microfono di Walt. In quel momento capii che io e lui eravamo entrati perfettamente in sintonia. Con un tono perfettamente professionale, senza nessuna traccia di emozione, Walter parlò: “Controllo Los Angeles, qui Aspen 20, potete darci una verifica della velocità rispetto al suolo?” Non ci fu esitazione e la risposta fu quella che si da ad una richiesta normalissima: “Aspen 20, vi rilevo a 1842 nodi rispetto al suolo.”
La cosa che preferii furono i “42” nodi, Controllo era stato orgogliosamente accurato nel comunicare senza nessuna esitazione, ma sapevo che stava sorridendo. Adesso sapevo che io e Walt avremmo lavorato perfettamente insieme, poi sentii che apriva il microfono di nuovo, e nella sua migliore voce di pilota di caccia disse: “Ah, grazie controllo, a me sembrava più verso i 1.900 nodi.”
Per un attimo Walt fu un dio. Finalmente, nella risposta di L.A., ci fu una incrinatura nel perfetto tono da Houston Center: “Roger Aspen. Il vostro equipaggiamento è probabilmente più accurato del nostro. Voi ne avete davvero uno buono.”
Furono pochi istanti, ma in quei pochi istanti, in quel meraviglioso volo, la Marina era stata colpita e abbattuta, tutti i miseri aerei mortali su quelle frequenze si inchinarono di fronte al Signore della Velocità, e soprattutto io e Walter eravamo diventato un equipaggio perfetto. Un magnifico giorno di lavoro. La radio rimase silenziosa durante tutto il resto del volo.
Quel giorno fu proprio fantastico essere i più veloci del branco.
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