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Ucraina il 44° Giorno


Torniamo con un breve sunto sulla situazione per chi ha poco tempo per informarsi o per chi è costretto ad informarsi unicamente tramite i media italiani.

Non affronterò la questione dei crimini di guerra che infiamma il dibattito italiano. Non cambia di una virgola la situazione sul campo e gli equilibri internazionali.

 

Situazione Militare



Ormai da parecchi giorni i Russi hanno deciso di rivedere i propri obiettivi militari e visto il fallimento del loro attacco a Kiyv, stanno spostando l’asse della guerra al sud nel famigerato Donbas

Durante la scorsa settimana le forze russe nel nord dell’Ucraina si sono ripiegate con una manovra complicata e di discreto successo, rientrando in territorio bielorusso e abbandonando l’assedi di Kyiv.

Si tratta probabilmente di un tentativo di riutilizzare le unità che erano impegnate al nord per rafforzare l’offensiva nel sud dell’Ucraina, ma la manovra lascia perplesso più di un osservatore. Infatti, le unità in questione dopo quasi un mese di prima linea difficilmente potranno fornire un apporto significativo nel breve periodo.

Nel sud ci sono tre principali fronti attivi.

Kherson – Mykolaiv, che ha visto negli ultimi giorni un ripiegamento dei Russi e una cauta avanzata Ucraina. Sembrerebbe che i Russi abbiano deciso di attestarsi a difesa di Kherson senza ulteriori spinte offensive.

Mariupol. I Russi stanno lentamente avanzando nell’agglomerato urbano, verosimilmente subendo gravi perdite. Piuttosto sorprendente la notizia, sembra confermata che gli Ucraini siano tuttora in grado di violare l’assedio e rifornire le truppe per via aerea.  Si tratta probabilmente solo di questione di tempo prima della resa definitiva della città, ma la resistenza ucraina ha frustrato la speranza russa di poter liberare truppe da usare in altre zone e anzi a probabilmente assorbito risorse originariamente designate per altre operazioni.

Donbas. Su questo fronte i Russi stanno principalmente usando truppe delle “repubbliche secessionistiche” delle cui perdite non devono dare conto all’opinione pubblica interna. Si tratta di truppe però meno addestrate e armate che stanno avanzando con molte perdite e molta lentezza contro gli Ucraini che nella zona sono ben trincerati e fortificati.

La principale mossa tattica russa è un tentativo di attacco da Izum con lo scopo accerchiare le prime linee ucraine. Dopo alcuni successi iniziali però l’avanzata russa sembra in stallo.

I Russi stanno effettuando una mobilitazione parziale di circa 60.000 riservisti, mentre il governo avrebbe assicurato che la nuova classe di leva che sta venendo chiamata non sarà usata in Ucraina, ma solo per servizi di retroguardia.

Solo ieri, dopo settimane di sottovalutazione, il portavoce presidenziale Dimitri Peskov ha ammesso che le perdite russe sono "gravi e dolorose".

Dal lato ucraino ci sono poche informazioni sull’andamento della mobilitazione generale sicuramente in corso, mentre i rifornimenti di armi e anche di mezzi pesanti si stanno intensificando.

Numerose unità che erano impegnate sul fronte di Kyiv sono probabilmente in fase di riorganizzazione per essere trasferite al sud.

In definitiva si può dire che la situazione di stallo di cui parlavo due settimane fa rimane sostanzialmente immutata.

 

Situazione Economica

Il governatore della Banca Centrale Russa Elvira Nebiullina, che aveva rimesso l’incarico all’inizio della guerra, ma le cui dimissioni erano state rifiutate, è riuscita al momento ad evitare un tracollo del cambio, alzando i tassi di interessi al 20%, tramite i controlli di capitali e forti riacquisti di rubli da parte della banca centrale (si ritiene si tratti di circa mezzo miliardo di dollari al giorno).

Si tratta di misure di emergenza abbastanza standard che, come prevedibile, stanno deprimendo un’economia già in crisi (si stima un crollo del 10% per il 2022) e gli andamenti borsistici (ieri la borsa di Mosca ha ceduto un ulteriore il 21% malgrado il divieto di vendite allo scoperto) e che non potranno essere mantenute troppo a lungo.

La pretesa russa di essere pagati in rubli per gli acquisti di gas dal 1° aprile è caduta nel vuoto e le forniture stanno tutt’ora venendo pagate come da valuta contrattuale senza interruzioni da parte russa (d’altra parte un afflusso di valuta forte è essenziale per permettere alla Banca Centrale di sostenere la valuta).

In maniera simile, il 4 aprile, la Russia ha provato a saldare circa 600 milioni di dollari di debito in scadenza in Rubli. Il pagamento non è stato accettato e senza un accordo con i creditori entro il mese la Russia si troverà in default.

Difficile avere notizie sulla situazione economica interna del paese, ma ci sono insistenti voci di accaparramenti di beni di prima necessità, mentre fonte russi hanno dato notizia di razionamenti di carburante nel sud del paese.

Fonti non verificate parlano di difficoltà produttive in numerosi stabilimenti militari.

Verificate sono invece due notizie molto significative.

Le principali aziende di stato cinesi (Sinopec, Petrochina, CNOOC e Sinochem) hanno tutte interrotto le trattative di rinnovo delle forniture petrolifere russe. Gli attuali contratti di fornitura verranno portati a termine, ma non verranno eseguiti nuovi acquisti di petrolio russo. Nelle settimane scorse Sinopec aveva già interrotto una serie di progetti di estrazione del gas in Siberia.

Altra notizia significativa è l’annuncio che la Russia riprenderà la produzione del Tu214 un aereo passeggeri inizialmente progettato negli anni ’90 e la cui produzione si era interrotta nel 2018, se ne prevede una produzione di 10 esemplari annui. È un chiaro segno che dato l’embargo sulla componentistica le autorità russe non ritengono possibile manutenere l’attuale flotta di Boeing e Airbus usata dalle compagnie aeree russe.

In linea di massima le sanzioni stanno avendo un effetto distruttivo sull’economia russa e avranno impatti anche sulla sua capacità bellica.

 

Fronte Diplomatico

La notizia ormai confermata che la Finlandia si prepara a richiedere l’adesione alla NATO è un ulteriore fallimento delle tattiche intimidatorie russe.

Ieri la Russia è stata espulso dal consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite con 93 voti a favore, 24 contrari e 54 astenuti.

Il voto in sé stesso è estremamente interessante in quanto gli stessi Russi avevano in pratica chiamato la conta, con le dichiarazioni del ministro degli esteri Lavrov che la Russia avrebbe considerato ostili anche la nazioni che si fossero astenute o non avessero partecipato alla votazioni.

Neppure questa esplicita minaccia è però riuscita a radunare più di qualche sostenitore.

Rispetto alla votazione di condanna dell’Invasione avvenute il mese scorso in cui la Russia aveva avuto l’appoggio solo della Bielorussia, della Corea del Nord, dell’Eritrea e della Siria, in questa votazione è riuscita ad ottenere l’esplicito voto cinese, dell’Iran, dell’Algeria (che ha storici legami dai tempi dell’URSS) e di alcune delle repubbliche centro asiatiche.

Dall’altro lato persino la Serbia che sembrava essere l’unico vero alleato europeo ha votato contro, mentre i Brasile, India, Sud Africa, Egitto e Indonesia si sono astenute e addirittura l’Armenia e il Turkmenistan hanno fatto mancare il loro voto.

Si trova quindi in sostanziale isolamento escluso l’interessato supporto cinese, il che limita gravemente le possibilità di manovra diplomatica russa

Commenti

Baldo ha detto…
E, peraltro, va aggiunto che il voto riguardava un aspetto abbastanza "sensibile" per la Cina (diritti umani) e quindi è un voto abbastanza "scontato".

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