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Casi Clinici

 Vorrei sommessamente far notare un fatto. Rivelatorio.

Poco tempo fa, e per poco indico un tempo misurabile non in giorni, ma ancora in ore, l’Italia era in preda ad un’orgia di pubblico ludibrio. L’opinione pubblica, i media, augusti commentatori erano concordi e si alzava una condivisa voce di sdegno, se non di odio verso un certo Matteo. Un triste figuro, di cui si rimarcava la somiglianza a Mr Bean, che trascinava il paese negli oscuri baratri del caos, e copriva tutti noi di ridicolo in terra straniera lodando in buffo inglese impresentabili personaggi collo straccio in testa.

Fuori dagli uffici anagrafici c’era la fila di Mattei che disperatamente tentavano di cambiar nome, il suo barbiere di fiducia negava di averlo mai conosciuto e suoi concittadini facevano del loro meglio per celare la famigerata C aspirata che lo contraddistingue. Personalmente per non essermi unito al coro dei detrattori, ma per aver voluto fare dei distinguo, sono stato bloccato da due persone su facebook e bannato da un gruppo di analisi politica, non scherzo.

Sono passate veramente poche ore e adesso la stessa opinione pubblica, gli stessi media gli stessi augusti commentatorilo  incoronano di alloro: “Novello Macchiavelli”, “il più fine politico della sua generazione”, “l’ultimo kingmaker”, “il salvatore della patria”… il più nobile figlio di Firenze dopo Dante Alighieri, le sue disavventure in Arabia, sono dimenticate e lo si perdona con un caldo affettuoso abbraccio.

Ovviamente anche questa narrazione è altrettanto falsa. Ho i miei grossi dubbi che Matteo avesse davvero pianificato tutto, al massimo penso che la storia gli riconoscerà un’ottima capacità di tenersi a galla, e una sopraffina dote di improvvisazione (peculiare e indubbia di tutti noi italiani) nel prendersi i meriti che la sorte gli fa cadere in braccio. Lo testimonia soprattutto la sua espressione e quella dei suoi sodali, che non è quella di chi ha portato a termine un piano ben congegnato, ma di chi è uscito illeso, senza neppure lui sapere come, dalla carcassa di un’auto schiantata dopo aver affrontato una curva in quinta. 

Ma, esattamente come la volta precedente, di Matteo in sé stesso non me ne frega nulla, mi interessa quello che le sue mirabolanti avventure ci mostrano.

Quando una persona cambia idea, personalità e umore con tale variabilità la scienza medica è rapida e impietosa nel diagnosticare un disturbo bipolare e a prescrivere forti dosi di psicofarmaci.

Adesso non ho idea di cosa si possa fare quando è un’intera nazione a soffrirne. Non so se un Commissario Straordinario alla Emergenza possa approvvigionare abbastanza tranquillanti da poterli somministrare a tutti gli italiani in petalosi padiglioni nelle nostre pittoresche piazze pedonali. 

Come al solito non ho soluzioni.

Di certo però rendersi conto che la nostra è una nazione malata sarebbe il primo necessario passo per poter pensare a una guarigione.

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