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Gunther Plüschow


La volta scorsa vi ho parlato di due tipette da non sottovalutare come Santa Pulcheria e Santa Eudocia, oggi voglio parlare di un altro personaggio che i più di sicuro non conoscono:  Gunther Plüschow, il tipo azzimato e dall’occhio di fuoco della foto.
Voi mi chiederete chi è quest’altro carneade? E perché mai dovremmo passare cinque minuti del nostro tempo a leggere di lui?
Ve lo dico senza mezze parole. Perché al suo confronto Indiana Jones era un pantofolaio che ha fatto una vita tranquilla e Indiana Jones è una invenzione letteraria, lui invece ha fatto veramente nella vita reale quello che vi sto per raccontare. Tutto ciò a rafforzare la mia idea che gli sceneggiatori hollywoodiani sono fin troppo sopravalutati.
Gunther nasce nel 1886, discendente nientemeno che dal figlio illegittimo di un Duca di Meclemburgo-Schwerin e come molti giovani tedeschi della sua classe sociale entra nelle forze armate e si arruola in Marina dove si dedica all’invenzione del secolo: l’aviazione.
Nel 1914 prende il brevetto di pilota e viene trasferito in Cina a Tsingtao.
Piccola parentesi, avete presente quando dopo aver ordinato Riso alla Cantonese e Pollo alle Mandorle, vi prendete una birra “cinese”? Arriva una bottiglia di vetro verde e sull’etichetta c’è appunto il marchio Tsingtao. La città era stata ceduta nel 1897 alla Germania (non con le buone) e i tedeschi vi avevano costruito una importante base navale per la loro “Ostasiengeschwader”, la squadra Navale dell’Estremo Oriente.
Per ospitare le loro navi costruirono il porto e tutte le attrezzature necessarie per manutenere le navi. E  per manutenere i marinai: quindi, tra i vari luoghi di conforto, una distilleria e un birrificio. Che esiste ancora e produce la birra che vi bevete al ristorante cinese oggigiorno, la Tsingtao appunto.
Chiudiamo qui l’excursus dedicato alla birra, che, scusatemi, è un argomento che apprezzo, e torniamo a Gunther.
Il nostro eroe arrivò quindi in Cina nell’agosto 1914. Giusto allo scoppio della Prima Guerra Mondiale.
Le qualità ci vogliono per passare alla storia ma serve anche la fortuna, o la sfortuna dipende dai punti di vista.
La colonia tedesca di Tsingtao si trovò immediatamente isolata e messa sotto assedio da più di trentamila soldati giapponesi e inglesi, con nessuna speranza di resistere a lungo.
Il 6 novembre1914, subito prima che i Giapponesi riuscissero a sopraffare l’ultima resistenza, il governatore della città consegnò a Plüschow dei documenti da mettere in salvo e gli ordinò di lasciare la città sorvolando le linee nemiche.
Gunther abbandonò la città a bordo del suo ricognitore Etrich Taube (quell’affare della foto in legno di balsa e cartapesta e probabilmente con un motore che il Ciao truccato di mio cugino gli dava le piste) beh con quello volò per circa 150 km prima di dover atterrare in una risaia, iniziamo già bene.
Salvatosi dall’atterraggio di fortuna venne ben accolto dalle locali autorità cinesi che gli fornirono i mezzi per arrivare a Nanchino. Qui si accorse molto presto di essere sorvegliato. In effetti il governo britannico stava facendo pressione sui cinesi per farlo arrestare e farselo consegnare.
Problema secondario, per un tipo come lui: seminò i pedinatori e con un po’ di sana corruzione riuscì a salire sul primo treno per Shangai.
Qui si nascose aiutato anche da dei mercanti tedeschi (e secondo il suo racconto in special modo dalla figlia di uno dei mercanti… che si fa per l’amor di patria) e con il loro aiuto ottenne un falso passaporto svizzero intestato a un certo Ernst Smith e un biglietto per imbarcarsi sul SS Mongolia con destinazione Nagasaki, Honolulu e San Francisco.
Arrivato in California, si accorse però di non essere in salvo. I giornali parlavano apertamente della sua fuga dalla Cina e ipotizzavano che si trovasse proprio negli Stati Uniti. Non poteva certo prendere contatto con le autorità consolari tedeschi che erano sicuramente a loro volta sorvegliate.
Con i soldi che gli rimanevano prese un treno per New York, dove, sempre aiutato da molta fortuna riuscì a contattare un suo conoscente che lo aiutò a nascondersi, trovare altri documenti falsi e ottenere un biglietto per un altro transatlantico questa volta diretto in Italia, paese che, a quella data, era neutrale da cui sarebbe potuto rientrare in Germania.
La fortuna non può aiutare sempre, e il nostro eroe aveva già sfruttato tutta la sua:  il maltempo costrinse la nave a fermarsi a Gibilterra e qui riuscì a sfuggire a un primo controllo, ma alla fine le autorità britanniche lo individuarono, lo arrestarono e lo trasferirono in Gran Bretagna.
Fine della storia? A “solo” poche migliaia di chilometri da casa?
Assolutamente no. Ovviamente non era un tipo da scoraggiarsi, se per caso non lo aveste ancora capito. Nel campo di prigionia di Donington Hall, vicino Plymouth, si organizzò con un altro prigioniero, Oskar Trefftz, e durante un temporale riuscirono a superare le recinzioni e a fuggire.
Raggiunta Londra in parte a piedi e in parte in treno, si accorsero che era stato dato l’allarme e che la loro descrizione era su tutti i giornali. Si separarono (Trefftz fu ricatturato poco dopo) e Gunther fece del suo meglio per cambiarsi aspetto, con altri abiti e scurendosi i capelli.
Avendo saputo per caso di una nave olandese in partenza, si nascose tra i magazzini dei moli cercando una occasione per imbarcarsi come clandestino. Ci impiegò quattro giorni, con svariati tentativi falliti, prima di riuscire a salire a bordo e nascondersi in una scialuppa.
Arrivato in Olanda, riuscì in qualche maniera, non aveva né documenti né soldi, a raggiungere il confine a passarlo.
In un nove mesi aveva compiuto un viaggio di 25.000 Km ed era tornato in patria! Vittoria, direte voi.
Invece no, dopo tutte le peripezie che aveva passato doveva avete un’aria piuttosto sospetta, se era sfuggito alla polizia olandese quella tedesca era tutta un'altra pasta, lo notarono immediatamente e tanto per essere sicuri lo arrestarono.
Che avreste fatto voi al posto suo? Lui semplicemente si qualificò: era solo un aviatore tedesco di base in Cina che aveva evitato la cattura e aveva attraversato metà del globo inseguito dagli inglesi per tornare a casa.
Non credo che possa meravigliarvi il fatto che quei malfidati della polizia non gli credettero lo chiusero in cella come sospetta spia e chiamarono l’intelligence militare per interrogarlo.
Ma se questa storia sembra la sceneggiatura di un film di avventura non poteva non finire con il trucco più classico di qualsiasi sceneggiatore svogliato, con l’arrivo del Deus ex Machina.
Nel caso particolare il Deus ex Machina è l’ufficiale dei Servizi Segreti che arrivò per interrogarlo, che (Siori e Siore! Colpo di scena!) era un suo compagno di accademia che lo riconobbe e poté certificare che, incredibile o no, quell’uomo era proprio chi diceva di essere.
La storia della sua fuga e del suo ritorno fece notizia, Plüschow fu acclamato come un eroe venne decorato, promosso e assegnato al comando di una base nella Lettonia occupata, dove passò la guerra in relativa tranquillità.
La fine della guerra non gli riservò gioie, la sconfitta della Germania, l’abdicazione dell’Imperatore, la pace di Versailles, si congedò dalla marina e dopo aver tentato di rifarsi una vita lasciò il paese.
Era un uomo di azione, si imbarcò su una nave diretta tra tutte le possibili destinazioni in Terra del Fuoco e si dedicò da allora alla esplorazione di quelle terre, per mare e per aria con il suo nuovo idrovolante Heinkel HD 24, da lui appropriatamente battezzato Tsingtao.
Fu proprio alla guida dello Tsingtao che morì schiantandosi sulle rive del Lago Argentino in Patagonia, nel 1931, a soli 45 anni. Beh da lui c’era da aspettarselo che non sarebbe morto nel suo letto.
Gunther Plüschow ha scritto vari libri che raccontano la sua fuga e sui viaggi di esplorazioni in Patagonia (sono per lo più disponibili gratuitamente su Google Books.) e un ghiacciaio in Terra del Fuoco porta il suo nome.
Indiana Jones, scansati.

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