Petros osservò la folla che usciva dal terminal dei traghetti di Crisopoli. Aveva un punto di vista privilegiato (letterale) dall’alto del suo metro e novanta di altezza. Non c’era la confusione che ci sarebbe stata tra qualche ora, quando i traghetti che attraversavano il Bosforo sarebbero stati stracolmi di pendolari che tornavano a casa nei sobborghi sulla sponda asiatica, ma non voleva certo rischiare di perdere il suo ospite straniero, sarebbe stato estremamente sgarbato. E Petros Athanasulis era tutto meno che sgarbato, malgrado lo spirito mordace e la sua ironia spietata, che lo avevano reso famoso come giornalista e commentatore televisivo, era a suo modo un gentiluomo di altri tempi: attento alla forma come alla sostanza. Raramente alzava la voce, una voce che durante il servizio militare era stata allenata a farsi sentire sopra qualsiasi fracasso. Scriveva allo stesso modo con cui parlava, garbato, educato, gentile, ma era la sostanza che marchiava a fuoco in maniera indele